(IL MONITORE - febbraio 2003)
Napoli, via Marina, ore 18,30 di un giorno feriale qualsiasi. Una famiglia di anziani in auto si dirige verso il centro, o almeno cerca di farlo; il traffico infatti è bloccato per una normale manifestazione. L’uomo è al volante, pazientemente in fila; la donna accanto a lui stringe tra le mani una grossa borsa, del tipo di quelle della spesa. Per i ladri, che a Napoli sono dei veri professionisti, il segnale è inequivocabile: si avvicinano su un ciclomotore (in due e senza casco: doppia infrazione, ma chi ci fa caso?), rompono il vetro con un colpo deciso e strappano la borsa dalle mani dell’anziana signora. Il bottino è discreto: un paio di milioni delle vecchie lire; del resto la classe non è acqua, e i mariuoli avevano capito, da come la signora la stringeva, che quella non doveva essere proprio la borsa della spesa. E, oltre ai soldi, anche i documenti con la preziosa identità dei malcapitati, che, visto che i soldi ce li hanno, potranno essere tranquillamente perseguitati e tartassati nei giorni a venire.
Napoli, via Posillipo, notte fonda. Due coniugi di mezza età dormono profondamente nella loro camera da letto. Altri professionisti altamente qualificati penetrano nel garage della loro abitazione e prelevano comodamente due automobili, quella grande del marito e quella piccola della moglie. Poi, non contenti, salgono audacemente nella camera da letto e, senza svegliare gli ignari proprietari, prendono anche il portafoglio. L’indomani il marito furente riceverà una telefonata, in cui gli si offrirà la restituzione della macchina piccola per la modica somma di 2500 euro. Un affare, che però egli, ligio alle leggi, rifiuta, preferendo denunciare l’accaduto alle forze dell’ordine. Risultato, non riavrà nulla e sarà perseguitato nei giorni successivi da minacciose telefonate, veri e propri tentativi di estorsione.
Napoli, piazza Garibaldi, mezzogiorno di un giorno qualunque. L’anziano distinto signore viene scippato e buttato a terra dai soliti giovanotti in motorino. Lo scippo frutta solo 200 euro, ma il poverino, indubbiamente sfortunato, morirà dopo dieci giorni in ospedale per le ferite riportate.
Potrei continuare all’infinito e non basterebbero tutte le pagine di questo giornale, che benevolmente mi ospita. Del resto tutti i lettori avranno la loro storia da raccontare, una storia di anormale normalità di questa città che è tutto tranne che normale, tranne che vivibile, tranne che felice. Questo potrebbe sembrare lo sfogo impotente di che ha perso la speranza, ma, se guardiamo al resto del mondo, a situazioni anche più incancrenite e più pericolose delle nostre, ci accorgiamo che, quando si è voluto, esse sono state risanate. Guardiamo il porto di San Francisco, il Barrio Gotico di Barcellona o, senza andare troppo lontano, i carugi malfamati intorno al porto di Genova, un tempo regno della malavita, oggi prestigiosa meta turistica. Se laggiù il problema è stato risolto, evidentemente qualcosa le istituzioni, non certo i singoli, possono fare.
E l’amministrazione della nostra città, che ben conosce questa invivibile realtà, perché non fa nulla almeno per avviare un risanamento? Orsù, non siamo cattivi! L’amministrazione ha a cuore le sorti di Napoli, se è vero, come è vero, che l’anno scorso un’intera delegazione di assessori e simili si è recata niente di meno che a Porto Alegre, in Brasile, per vedere come in quel posto all’altro capo del mondo i cittadini siano stati coinvolti nell’amministrazione della cosa pubblica, per risolvere (riuscendoci brillantemente) i problemi simili ai nostri che affliggevano quella città. Il costoso viaggio, fatto naturalmente senza economia, è stato pagato con i soldi europei destinati al risanamento della città; mai uso fu più appropriato. L’unico problema è stato che, al ritorno dal viaggio, non si è avuto il tempo neanche di cercare di applicare le preziose lezioni di Porto Alegre e si è addirittura rischiato di perdere i fondi europei residui per mancato utilizzo. Ma qui gli amministratori, veri fulmini di guerra, hanno tempestivamente risolto il problema, riuscendo a iscrivere quei soldi al bilancio del 2003, in modo da non perderli e poterli utilizzare per il bene della città. E sapete come saranno, appunto, utilizzati? Ma per tornare a Porto Alegre, naturalmente, per approfondire la lezione, che evidentemente in un solo viaggio non è stata digerita a sufficienza. Buon divertimento a tutti!