(IL MONITORE - aprile 2003)
Anche noi qui a Napoli, anche se ormai siamo ridotti ad oscura periferia del terzo mondo, abbiamo le nostre gatte da pelare. Mi riferisco a tutti i problemi derivanti dalla guerra in corso, che richiedono la massima attenzione da parte di tutti, soprattutto di quelli che solitamente non hanno nulla da fare o, pur avendo un’occupazione, ritengono più utile e soprattutto più divertente partecipare ad una bella manifestazione. E la manifestazione è tanto più divertente quando la si può fare contro l’America, che ha il gravissimo torto di essere il nemico vincitore contro un’ideologia, quella comunista, che ha perso ed è morta e sepolta. Intendiamoci! Questo non significa che siamo contro la pace o giustifichiamo quella che da molte parti si ritiene un’aggressione a una nazione sovrana: forse se l’America, con i suoi sempre fedeli alleati inglesi, si fosse mossa più accortamente, ci sarebbero state risparmiate le convulsioni di tutti i relitti, degli imbecilli, dei falsi sacerdoti, dei vari disubbidienti e di tutti quelli che, in una bella giornata di sole, preferiscono, giustamente, andare a passeggio sotto la Nato invece di arrugginirsi sui banchi scolastici. E, siccome noi napoletani siamo latini e irruenti, potrà capitare di sentir paragonare in perfetta buona fede Bush a Saddam e di veder sfilare, in mezzo alle bandiere arcobaleno della pace, un bel po’ di bandiere rosse, falci e martelli, ceffi di Che Guevara e – udite, udite – qualche bella bandiera dell’Iraq. Di questo passo alla prossima manifestazione ci capiterà di vedere qualcuno portare in corteo la faccia di Saddam Hussein. Non ce ne stupiremmo affatto: in mezzo ai simboli del genocidio, della repressione, della tortura ed alle effigi di vecchi assassini comunisti, la sua faccia ci starebbe benissimo.
Ma lasciamo da parte il folklore e pensiamo ai pericoli concreti. Pensate che in tre giorni abbiamo avuto un allarme radioattivo a Capodichino e ben due allarmi bomba, uno al Tribunale, l’altro al palazzo della Regione a Santa Lucia. Allarmi per fortuna rivelatisi infondati. A pensarci bene non ce ne saremmo dovuti preoccupare più di tanto: perché i terroristi dovrebbero avercela con una città così ligia e fedele alla causa del terrorismo? E perché prendersela con la Regione, il cui Presidente Antonio Bassolino, sempre così attento ai problemi della città, non cessa un istante di esercitare una diligente vigilanza contro i pericoli che potrebbero portare i cattivi aggressori americani? Pensate che, dovendo arrivare in porto tre navi della Nato (la cui visita era prevista da mesi e non c’entra nulla con la guerra), il governatore ha preso carta e penna ed ha scritto niente meno che al Presidente del Consiglio dei Ministri Berlusconi, chiedendogli perentoriamente di essere informato su tutti i movimenti di mezzi dei cattivi americani, che possano interessare la città. Tutto ciò ci rende felici: con un simile personaggio che veglia su di noi potremo dormire sonni tranquilli. Ma, per essere più sicuri, visto che la legge non prevede che il Presidente regionale venga informato di affari che non lo riguardano, consigliamo a Bassolino di rivolgersi direttamente al generale Tommy Franks: lui saprà certamente a quale paese mandarlo.