(IL MONITORE - maggio 2003)
Che il comunismo (o socialismo) applicato sia morto in quasi tutto il mondo non ci sono dubbi. In Italia, ad esser sinceri, la presenza del suo cadavere è più ingombrante che altrove, come ebbe a dire l’avv. Formicola al recente convegno de “Il Monitore”, quando lo paragonò ad una balena morta su una spiaggia, che ci appesterà ancora per molto tempo con il suo fetore di putrefazione. E se la nostra balena italiana sembra ancora agitarsi e sussultare – aggiungo io – è perché essa è infestata da vermi di ogni tipo, che, grazie a Dio, quando il processo di decomposizione sarà ultimato, finiranno per scomparire anch’essi. Senza offesa per le balene e per i vermi.
Ci sono però alcuni paesi – pochi per fortuna – dove il comunismo applicato è ancora vivo e vegeto, come i germi del vaiolo conservati in provetta perché nessuno ha il coraggio di estinguere una specie, anche se nociva. Uno di questi è Cuba, dove un vecchio dittatore, Fidel Castro, cerca di contrastare gli acciacchi della sua età non più verde, comminando carcere e pene capitali ai suoi sempre più numerosi oppositori politici e non. Al punto che gli stessi residui italiani della sua ideologia, con la classica eccezione che conferma la regola dell’ineffabile Cossutta, hanno creduto opportuno dissociarsi e condannare a chiare lettere il suo regime sanguinario. Anche il nostro governatore Bassolino si è, suo malgrado, dovuto adeguare a questo coro di dissenso, rinunciando al suo viaggio a Cuba preparato con tanta cura, in accordo con il tradizionale amore per l’America Latina che accomuna la sinistra al potere nella Regione Campania e nel Comune di Napoli. Ci dispiace per la vacanza del governatore, ma dobbiamo dargli atto che ha fatto un figurone con la sua intervista sul Corriere della Sera, in cui lapidariamente condanna il regime del vecchio Fidel Castro, pur professando il suo amore per il ceffo Che Guevara, che – udite, udite! – sarebbe ancora un riferimento morale per molte generazioni, invece che, come ben noto, un sanguinario ubriacone morto per i suoi eccessi e le sue intemperanze. Ma questo conta molto poco; quello che importa è invece la sostanza: Bassolino non andrà a Cuba, ma ci andranno i suoi scagnozzi ad intessere e a rafforzare i legami commerciali con quel paese, nella piena attuazione del detto latino “pecunia non olet”. Ci fa piacere per gli imprenditori campani che potranno beneficiare di tutto ciò (anche se purtroppo, come è ben noto, saranno solo quelli agganciati alla lobby della sinistra). Del resto lo stesso governo italiano, pur essendo di centro-destra e quindi ostile al regime di Cuba non solo per motivi umanitari, ma anche politici, non ha ancora avuto il coraggio di interrompere i rapporti commerciali a suo tempo stabiliti dalla sinistra. Si sa infatti che è molto difficile rinunciare alla “pecunia”, anche se per una buona causa. E il nostro governatore non può certo essere da meno, anche perché così può fare un dispetto ai cattivi Stati Uniti d’America, contrastando l’embargo di Cuba, che avrebbe dovuto devitalizzare il regime totalitario e assassino dell’isola caraibica. Con buona pace dei poveri dissidenti ed avversari politici di Fidel Castro, che sono stati impiccati o che marciscono nelle sue carceri. Che si accontentino pure delle chiacchiere di Bassolino, perché, in quanto hai fatti, la musica è ben diversa. Capirete: “teniamo” famiglia e tutti dobbiamo campare, anche se alla faccia di chi soffre e cerca di scrollarsi di dosso il giogo di una delle ultime dittature rosse. Tanto il governatore l’ha condannata; che cosa volete di più?