Paolino Vitolo, consulente informatico, webmaster, ITC 	consultant, giornalista, scrittore.La "furbata" del Professore
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(IL MONITORE - dicembre 2003)

Comizio ad uso interno pronunciato da Prodi nelle vesti di presidente della Commissione europea.
Le reazioni sono state tante, non solo dalla maggioranza di centrodestra, ma anche da esponenti di primissimo piano d’oltralpe, che hanno minacciato “gravi conseguenze”

Ringraziamo Romano Prodi, presidente della Commissione europea, per la sua recente abile mossa politica. Parliamo del corposo manifesto in sessanta pagine (stampato e distribuito nientemeno che in ventimila copie), con cui il professore, noto anche con gli pseudonimi di ciclista e mortadella, apre ufficialmente e con strabiliante anticipo la campagna elettorale per le elezioni europee del 2004 e chissà per quante altre elezioni a venire. Lo ringraziamo perché la sua consumata abilità politica, la sua astuzia e la sua esperienza di politico di razza questa volta l’hanno consigliato male, anzi malissimo. L’hanno cioè fatto cadere nel tranello di servirsi del prestigioso podio della Commissione europea, cioè di un’istituzione internazionale, di cui il nostro personaggio si trova ad essere addirittura il presidente, per pronunciare uno sgangherato comizio ad uso interno della nostra povera Italietta, che, proprio a causa dei boiardi e dei potenti che da sessant’anni la infestano, non riesce a scrollarsi di dosso il ridicolo e il disprezzo universale. La furbata del professore è multiforme e tentacolare: in un sol colpo egli si pone come naturale antagonista dell’attuale Presidente del Consiglio Berlusconi (bloccando eventuali altre candidature), cerca di compattare lo scombino dell’Ulivo e non rinuncia all’ambizioso progetto (che più di tutti gli sta a cuore) di succedere a se stesso nella presidenza della Commissione europea. E ha anche scelto il momento con tempestività da par suo: proprio quando i mal di pancia di Bossi sembrano far soffrire tutta la maggioranza e fanno sognare agli sconfitti lontani scenari di ribaltoni stile 1994. Peccato che la brama di potere, che poi è proprio il marchio di identità del DNA dei boiardi di cui sopra, abbia fatto perdere di vista al professore l’inopportunità di immischiarsi in beghe nostrane dall’alto di una delle più importanti cariche di quell’Europa, che giustamente non è mai stata tenera nei nostri confronti e che insiste, giustamente – ammettiamolo – a tenerci sotto esame. Le reazioni negative non sono mancate, non solo, com’è ovvio, dalla maggioranza di centro-destra, ma – ed è quello che più ci dispiace – da personaggi del calibro di Hans Gert Pöttering, capogruppo del Partito Popolare Europeo, che ha addirittura minacciato “gravi conseguenze” (sono parole testuali), nel caso che il presidente della Commissione europea insista ad immischiarsi nella politica italiana, mentre dovrebbe occuparsi soltanto dei suoi pur gravosi e impegnativi compiti europei. E la cosa che più ci sconcerta (anzi, a dir la verità, non ci stupisce affatto) è che quasi nessuno in casa nostra si sia minimamente preoccupato per l’inopportuna sortita del professore ciclista. Anzi, gli stessi DS, che si piccano di essere i più moderati e saggi dell’opposizione, hanno avuto l’improntitudine di lodare la magnifica apertura politica di Prodi, che mai – secondo loro – sarebbe potuta capitare in un momento più opportuno. E lo stesso Bertinotti, pur facendo finta, secondo il suo ben collaudato costume, di dissociarsi dal coro dei suoi quasi alleati, gongola in cuor suo per il bel vespaio suscitato dalle sessanta pagine del manifesto prodiano. Ma – si sa bene – a Bertinotti interessa molto poco il bene della Patria, ammesso che sappia che cosa significa questa parola.
Non oso immaginare che cosa sarebbe successo se al posto di Prodi ci fosse stato Berlusconi: tutti i personaggi, che adesso soppesano le parole del professore come se fossero gioielli da valutare e da stimare, si straccerebbero le vesti e griderebbero allo scandalo e direbbero che il Presidente del Consiglio, da parvenu della politica, avrebbe offeso la dignità della nazione e ci avrebbe gettato nel ridicolo. L’uso di due pesi e due misure ovviamente non ci stupisce: fa parte delle regole del gioco di questa politica meschina, che somiglia più ad una rissa da mercato che a un confronto civile di cittadini di una “polis” (da cui appunto il termine politica).
Ammettiamo pure che Berlusconi abbia commesso degli errori ed abbia a volte straparlato, quando sarebbe stato più opportuno un dignitoso silenzio. Ma è ovvio che egli l’ha fatto perché il mestiere del politico non l’ha imparato ancora e forse non lo imparerà mai (la qual cosa – secondo me – va tutta a suo merito). Ma Prodi no, lui è un vecchio volpone, e, se ha fatto un errore, non l’ha fatto per disattenzione o per ingenuità. Egli l’ha fatto apposta – ne siamo certi – dimostrando così quanto poco contino per lui e per i pari suoi la dignità ed il buon nome della nostra povera Italia.


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