Paolino Vitolo, consulente informatico, webmaster, ITC 	consultant, giornalista, scrittore.Il Cerchio, il Diametro e la Tangente
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(IL CERCHIO - dicembre 2003)

Breve lezione di geometria

C’era una volta la Tangente. C’era tanto tempo fa, anzi ce n’erano tante, tantissime. Oggi non c’è ne più nemmeno una, almeno ufficialmente, anche se si dice che siano solamente nascoste, che abbiano cambiato nome o che siano diventate semplicemente tanto preziose da non volersi mostrare tanto facilmente in pubblico. E pensare che nei tempi d’oro fu addirittura coniato il termine di Tangentopoli, per indicare che non si muoveva foglia, non si lavorava, non si mangiava, non si dormiva (o almeno si dormiva male) senza che ci fosse una bella Tangente che accompagnasse il tutto, che oliasse la macchina, che facesse girare il sistema.
Poi, un brutto giorno, il fantastico meccanismo si inceppò. Fu una piccolezza, un granellino di polvere, un’inezia, insomma, che provocò il guasto, ma questo si propagò come una reazione a catena, come un moderno black-out e improvvisamente il sistema, così bello, così ben lubrificato, così fiero di se stesso, cessò di esistere. O almeno così credemmo o ci piacque credere.
Noi tutti, persone oneste, tenuti al di fuori da quel perverso meccanismo, per nostra ed altrui volontà, ne fummo felici e pensammo, forse illudendoci, che un mondo nuovo era cominciato. Qualcuno coniò il pomposo termine di “Seconda Repubblica”, per indicare il taglio con il passato che si sperava definitivo e irreversibile. Qualcun altro pensò ad altre figure geometriche; noi in particolare, per simboleggiare l’unione di tutte le persone oneste, che tanto avevano sofferto in passato, fondammo il Cerchio e, per simboleggiare che esso non era una figura immobile, ma addirittura in movimento, lo dotammo di due frecce che ne indicassero la rotazione (proprio come appare sulla copertina di questa rivista). Il Cerchio era ed è una figura geometrica molto appropriata per indicare il taglio netto col passato: la Tangente, infatti, come diceva il buon vecchio Euclide, non può mai entrarci, può solo limitarsi a sfiorarlo dall’esterno, per definizione.
Ma ogni storia, soprattutto se bella, dura poco. Tutti quelli (se questa fosse una fiaba diremmo: “i cattivi”), che non si potevano rassegnare alla scomparsa dell’amata Tangente, cominciarono a pensare febbrilmente ad un’altra figura geometrica che potesse sostituirla e alla fine ebbero l’idea brillante. E così inventarono il Diametro, che non solo entra nel cerchio, ma addirittura lo taglia a metà ed è così potente, che per ogni cerchio ci sono infiniti diametri. E, guarda caso, con il Diametro (o almeno con quello che abbiamo dalle nostre parti) accadono proprio le stesse cose che accadevano con la buona vecchia Tangente: non si muove foglia, non si lavora, non si mangia, non si dorme (o almeno si dorme male) senza un bel Diametro che accompagni il tutto, che oli la macchina, che faccia girare il sistema. Finché una piccolezza, un granellino di polvere, un’inezia, insomma, provocherà il guasto, che si propagherà come una reazione a catena, come un moderno black-out e farà inceppare il sistema, e noi tutti, persone libere, desiderose solo di dare il nostro contributo al benessere della società, potremo lavorare onestamente e senza vincoli geometrici.
È questo l’augurio che facciamo a tutti gli uomini di buona volontà.


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