Paolino Vitolo, consulente informatico, webmaster, ITC 	consultant, giornalista, scrittore.Italia vecchia, ma ancora minorenne
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(IL MONITORE - aprile 2004 - Pubblicato col titolo: "Una grazia condizionata")

Sessanta anni non sono bastati perché questa nostra povera Italia raggiungesse la maggiore età. Mi rendo conto che questa affermazione un po’ iperbolica merita una spiegazione: secondo me, la maggiore età di una nazione si manifesta quando il suo popolo è finalmente capace di giudicare gli avvenimenti del passato con l’occhio freddo e distaccato dello storico e, nello stesso tempo, riesce a riconoscere e a rigettare le lusinghe e gli inganni dei politicanti, che hanno tutto l’interesse a perpetuare i conflitti e i drammi, senza i quali non avrebbero ragione di esistere. Sessanta anni fa due terroristi italiani fecero esplodere in via Rasella, in pieno centro di Roma, una bomba che uccise 33 vecchietti altoatesini, ausiliari dell’esercito tedesco alle sogli della pensione. E’ necessario chiarire le condizioni al contorno: i tedeschi, da alleati nella prima parte della guerra erano diventati improvvisamente nemici a seguito dell’armistizio dell’8 settembre ’43, quando, visto che non eravamo riusciti a vincere una facile guerra a fianco della Germania, come avevamo erroneamente creduto, pensammo, con furbizia tutta italiana, di rabberciarla a fianco degli Alleati, cioè dei nemici di prima, riuscendo però soltanto a perderla male. Poiché poi le truppe italiane presenti a Roma si erano prontamente dileguate, seguendo l’esempio dello stesso re, riparato a Brindisi con un folto stuolo di coraggiosi generali, i tedeschi rimasti nella capitale divennero di fatto truppe nemiche di occupazione. E come tali promulgarono leggi infami, anche se giustificate dalla gravità del momento, come quella che recitava che per ogni tedesco ucciso in azioni terroristiche, ben dieci italiani dovessero essere giustiziati. E in questo furono forse ispirati dalla legge ebraica del vecchio testamento, che – come qualcuno ricorderà – prevedeva di reagire ad un’offesa con un’altra che valesse “settantasette volte sette” e che poi, proprio perché obiettivamente eccessiva, fu sostituita dalla più “umanitaria” legge del taglione (occhio per occhio, dente per dente). Tralasciando queste amene elucubrazioni, il fatto è che, all’epoca dell’attentato terroristico di via Rasella, la legge in vigore prevedeva una “vendetta” di dieci a uno: Infame legge, certamente, e se ne dovettero accorgere le stesse autorità tedesche dell’epoca, quando annunciarono che non l’avrebbero applicata, se solo i responsabili dell’attentato si fossero consegnati spontaneamente alla giustizia. Consegnarsi alla giustizia? Ma neanche per idea! Ben altro cursus honorum attendeva i due terroristi di cui conosco il nome, ma che non nomino per lo stesso motivo per cui non è educato dire e soprattutto scrivere parolacce. Quindi, poiché 33 tedeschi erano morti, 330 italiani detenuti nelle carceri di Roma furono presi e fucilati alle famose fosse ardeatine. L’esecuzione fu comandata da un certo capitano Priebke, che eseguì gli ordini ed applicò la legge vigente, con mancanza di fantasia tutta germanica. La legge era infame ed egli non si ribellò ad essa, forse perché – mi piace immaginare – era anche un po’ arrabbiato con gli italiani, da cui si sentiva tradito per il repentino voltafaccia appena perpetrato. Sfortuna volle però che, come se tutto ciò non bastasse, fu commesso anche un piccolo errore, per eccesso purtroppo: gli italiani trucidati furono 333 e non 330. E fu proprio questo errore di tre persone che fornì il cavillo legale per condannare all’ergastolo il capitano Priebke, la cui posizione giuridica sarebbe stata altrimenti inattaccabile. Oggi Priebke ha 91 anni, è certamente un altro uomo, è agli arresti domiciliari ed ha chiesto la grazia (o almeno l’hanno chiesta i suoi avvocati). Ma il presidente Ciampi ha detto di no. Se egli si fosse limitato a negare la grazia e basta, senza alcuna giustificazione, non avremmo avuto nulla da eccepire, ma egli ha tirato fuori una giustificazione un po’ fiacca, praticamente improbabile, indegna di cotanto uomo: “non si può concedere la grazia se tutti i parenti delle vittime non hanno già concesso il perdono”. Come se fosse pensabile interpellare tutti i parenti ed i discendenti di 333 persone uccise sessanta anni fa! Eppure, nonostante questa evidente caduta di stile, ugualmente non avremmo nulla da eccepire, se non ci fosse ancora qualche idiota che va berciando di crimini contro l’umanità, mentre nello stesso momento un volgare assassino scappato in Francia, sottoposto a richiesta di estradizione perché condannato a due ergastoli in Italia, viene quasi giudicato degno di perdono e di onori, solo perché autore di qualche romanzo giallo da quattro soldi. Vergogna, Italia, quando diventerai maggiorenne?


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