A febbraio 1997 si assiste in piazza Plebiscito a violente scene di guerriglia urbana. Si tratta dei cosiddetti “disoccupati storici” di Napoli, stanchi di ascoltare inutili promesse mai mantenute.
Caro Direttore,
a più di un mese dalla fine delle feste, sono ritornato a piazza Plebiscito, non per passeggiare, questa volta, ma per salire al Monte di Dio, a via Solitaria, per acquistare un cioccolatini più buoni di Napoli, e quindi del mondo. Passavo davanti al Gambrinus, tutto pieno di orgoglio per la mia città, ancora e sempre capitale, nonostante tutto, quando, girato l'angolo, notavo un grande assembramento di folla e di polizia con tanto di scudi ed elmetti.
La solita manifestazione di piazza - pensai in un primo momento con superficialità, ma subito, come quando una telefonata notturna ci strappa di soprassalto dal mondo ovattato dei sogni, mi resi conto che questa volta la cosa era molto seria. I disoccupati "storici", quelli chiamati anche "corsisti", perché frequenterebbero eterni corsi di istruzione, spinti evidentemente dalla disperazione di anni di atte- sa e di ricerca di uno straccio di lavoro, stavano inscenando una guerriglia urbana in perfetto stile anni '70. C'era proprio tutto: le bandiere e gli striscioni, le cariche della polizia, le bombe lacrimogene, il panico dei passanti occasionali. Ho saputo poi che c'era anche il morto, un povero automobilista imbottigliato a causa dei tafferugli e colto da infarto. Avevo sotto gli occhi la faccia umana ed esasperata delle fredde statistiche, che assegnano al sud ed in particolare a Napoli il primato nazionale della disoccupazione.
Nei giorni successivi si è molto parlato di questo episodio, anche a livello nazionale. Un avvenimento del genere, pur con tutta la buona volontà e la benevolenza nei riguardi dei governi centrale e locale entrambi di sinistra, non poteva essere minimizzato e tanto meno passato sotto silenzio. Quello che ha più colpito non è stato però l'accaduto in sé, anche se cariche della polizia di quel genere non si vedevano dal tempo dei biechi governi di centro-destra di vent'anni fa, quanto le affermazioni del Ministro dell'Interno Napolitano, comunista d.o.c., che ha attribuito la colpa dei disordini a degli "infiltrati".
Accidenti! Dovevamo aspettare proprio questi campioni di democrazia, approdati al potere pieno e ufficiale dopo anni di intrallazzi e di potere occulto, per sentir pronunciare un linguaggio che le sinistre ci hanno insegnato essere abituale sulle bocche degli Scelba o dei Tambroni; se ricordate i nomi dei feroci tiranni di un tempo, nemici del popolo e dei lavoratori!
E Bassolino? Come l'ha presa nel vedere piazza Plebiscito, la "sua" piazza, teatro delle sue feste, palcoscenico per le sue opere d' arte o pseudo-arte, profanata da una manifestazione in cui dei poveri disoccupati sono stati caricati a suon di manganello e di lacrimogeni? Come è rimasto nel sentire il suo compagno di partito Napolitano schierarsi così sfacciatamente contro il popolo, un tempo vezzeggiato, coccolato, protetto da quei cattivi della polizia?
La risposta è ovvia: Bassolino si è schierato dalla parte dei disoccupati. Non ho mai dubitato dell'intelligenza e del furbo opportunismo del nostro Sindaco: egli ha pensato così di trarre vantaggio da un avvenimento che non è altro che il culmine, la punta dell 'iceberg del malcontento e del malessere di cui è intrisa ormai la nostra povera città. Abile mossa, fatta proprio nel momento in cui il suo smalto sembrava un po' appannato, anche a causa dei contrasti interni al partito della quercia, dove qualcuno deve aver visto in Bassolino un pericoloso arrivista da tenere a bada e frenare prima che potesse diventare troppo potente. Mossa ancor più abile, perché può indurre qualche sempliciotto a credere che il PDS possa essere un partito democratico di fatto oltre che di nome. Tanto abile da sembrare addirittura concordata con chi di dovere.
Inoltre la natura stessa della presa di posizione di Bassolino è perfettamente in carattere con il suo stile e con la sua azione di governo: fa parte del mondo delle chiacchiere. Che cosa significa, di grazia, "Sono dalla parte dei disoccupati"? Nulla, se poi non si fa qualcosa, qualunque cosa, perché il problema possa essere non dico risolto, per carità!, ma per lo meno affrontato.
Purtroppo ormai lo stile di Bassolino è chiarissimo; i numerosi problemi di Napoli sono divisi in due categorie: quelli poco gravi e quelli molto gravi. Anzi, è più corretto dire, assecondando così quello che è palesemente il pensiero del Sindaco, che essi si dividono in problemi risolubili ed irresolubili. Per definizione, i primi possono essere affrontati e magari risolti, dei secondi non si parla nemmeno.
Un governo della città basato su questa facile filosofia ha dato qualche risultato positivo e molti risultati negativi o nulli. Un risultato positivo è che l'immagine di Napoli fuori di Napoli è nettamente migliorata; diametralmente opposta a quella dell'epoca pre-Bassolino. Questo infatti era un problema "facile", naturalmente per chi ha dalla sua parte tutte le fanfare ed i mezzi di informazione del regime. A questo proposito vorrei citare una trasmissione che ho visto su RAI 3 alcune sere fa. Si parlava proprio dei disordini di piazza Plebiscito e, nell'introduzione, Napoli è stata citata come città di grandi contraddizioni, dove convivono una "miracolosa rinascita" ed un "estremo degrado" (parole testuali). Il fatto che all'obiettivo degrado venga preposta un' evanescente rinascita dimostra soltanto la doverosa benevolenza di cui è gratificato un personaggio di regime dai tromboni del regime stesso. Solo questo e assolutamente niente di più. Non appena andiamo sul concreto ed i veri problemi vengono a galla, la vera considerazione in cui è tenuta la nostra disgraziata città è svelata impudicamente dalle parole offensive, pronunciate in quella stessa trasmissione da un saccente giornalistucolo della RAI, che non voglio nemmeno nominare: "Voi siete degli incivili e questo vi meritate...".
Hai visto, Bassolino? Non ti senti ribollire il sangue nelle vene? In fondo sei napoletano anche tu, anche se di adozione, e avrai capito ormai che con il bluff non si governa una città. Finché parliamo di cielo, di mare, pizza e canzonette tutti dicono di volerci bene. Quando chiediamo lavoro, quando abbiamo fame, quando urliamo la nostra voglia di vivere dignitosamente diventiamo improvvisamente "incivili" e si chiede di "chiudere il collegamento con Napoli", come ha detto ancora quel signore della RAI.
Peccato, Bassolino! Hai fatto il Sindaco di Napoli per quasi quattro anni, con un grande consenso popolare. Potevi veramente diventare il "re di Napoli"; tu sai quanto questo popolo abbia nostalgia di un re. Ma sai anche che un vero re sa fare della sua città la capitale del suo regno. Napoli lo è stata ed in cuor suo lo è ancora.
Tu non ci sei riuscito, forse il compito ti è sembrato troppo arduo. E non sei riuscito neanche a proteggerci dai beceri insulti di chi ha il solo merito di stare meglio di noi.
Pensaci, Napoli! Pensa a tutto questo, quando sarai chiamata a scegliere il tuo nuovo re!