L’11 giugno 1997 alle ore 12,45, durante una sparatoria di camorra in mezzo alla folla alla salita Arenella in Napoli, Silvia Ruotolo, una giovane mamma che aveva appena preso il suo bambino di quattro anni a scuola, viene colpita e uccisa sul colpo.
Caro Direttore,
ti scrivo oggi con uno stato d’animo diverso dal solito; spero che non rimarrai deluso, tu che mi apprezzi per il tono sempre un po’ arguto e scherzoso delle mie lettere, ma oggi non riesco proprio a scherzare.
Tu sai che ogni anno mi esercito in una macabra statistica dei cosiddetti morti di camorra, di quei rappresentanti della criminalità organizzata, che con spaventosa regolarità si ammazzano fra di loro nelle strade di Napoli e provincia. Da alcuni anni la media è di una costanza impressionante: un morto ogni due giorni. E la cosa mi sembrava quasi soddisfacente: in fondo si eliminano fra di loro, a un certo punto forse finiranno. Capita però ogni tanto, visto che i regolamenti di conti si fanno a colpi di pistola e di mitra in mezzo alla strada ed in pieno giorno, che ci finisca di mezzo il cittadino comune; uno di noi, insomma. E ci si stupisce che non avvenga più spesso.
Questa volta è accaduto. Ed è accaduto proprio al Vomero, uno dei quartieri più "normali" ed apprezzati di questa città che, come si dice persino in America, è diventata a buon diritto una metropoli europea, grazie ovviamente alle novità introdotte dall' amministrazione del Sindaco Bassolino. Devo dire purtroppo che anch' io, inconsciamente, ho avuto sempre il pudore di confessare agli amici di fuori come si vive veramente a Napoli; quando essi, con un pizzico di curiosità morbosa, mi chiedono se la camorra ci dà problemi, io ho sempre risposto: "No, queste cose non toccano le persone normali". E del resto, che peso potrebbe avere la mia protesta contro il coro della televisione, de "Il Mattino", de "La Repubblica", e finanche del "New York Times"?
Oggi una persona normale, anzi più normale delle altre, una mamma che era andata a prendere il figlioletto a scuola, è stata uccisa in mezzo alla strada, per sbaglio, come un cane, ed il bambino si è salvato per miracolo. Neanche l' indifferenza raffinata e superiore della gente "per bene", che a suo tempo, forse per snobismo politico, votò per il calmo e posato afragolese Bassolino, ha potuto frenare la protesta spontanea, il grido di dolore dei napoletani, di tutto quel popolo, la cui assuefazione alla sofferenza e all'ingiustizia ha sempre reso muto ed inerte al cospetto delle fanfaronate di regime.
Bassolino, proprio non vorrei essere nei tuoi panni! Tu certamente conosci bene Napoli ed i napoletani e ti sarai accorto che il tuo bluff sta per essere miseramente scoperto. Hai fatto bene e sei stato bravo a curare l'immagine della nostra città: te ne ho dato sempre atto; ma sei colpevole perché sotto l' immagine dovevi pensare anche alla sostanza, a quello che non si vede, che è più difficile e che porta più fatica che gloria. Hai sempre avuto dalla tua parte i mezzi di informazione, anche quelli internazionali: potevi approfittarne per intraprendere un'azione vigorosa, anche se difficile, per stroncare la malavita che oggi ti ritrovi infiltrata persino negli uffici comunali, che serpeggia tra la polizia, nel cuore stesso delle istituzioni.
Tutti sappiamo, ma pochi hanno il coraggio di scrivere e di denunciare, che oggi a Napoli non si lavora e non si dà corso alla benché minima impresa se non si sottostà alla ferrea legge del crimine. Il trasportatore di cui mi servo di solito, una ditta di rilevanza internazionale, non ha potuto svolgere il servizio da me richiesto, perché i suoi furgoni sono impediti di uscire a lavorare dalle minacce della camorra. E forse il mio trasportatore non è una persona normale? Ed i negozianti, i commercianti, gli imprenditori che devono sottostare al pizzo, non sono forse persone normali? Ci doveva scappare il morto innocente, quello su cui proprio non è possibile non piangere ed indignarsi, perché i tromboni del regime si accorgessero ed avessero la bontà di scrivere che a Napoli viviamo in pieno Far West?
Ma i tuoi amici, Bassolino, continuano a cianciare di Napoli, novella città europea, dove tutto è ordine, arte e cultura. E forse con queste chiacchiere riusciranno anche a farti rieleggere alle prossime elezioni comunali.
E sai che ti dico, Bassolino? Quasi quasi te lo meriti! Ti meriti di sciropparti tutto il marcio che hai fatto crescere invece di lottare contro di esso, di affrontare i problemi che non hai voluto o saputo affrontare finora, di lavorare veramente per Napoli, ora che il tuo bluff è stato letto e non potrà più aiutarti per altri quattro anni. Troppo facile sarebbe per i tuoi tromboni attribuire tutte le colpe ad un eventuale sciagurato nuovo Sindaco del Polo!
Hai visto, Bassolino? Sei stato bravissimo, mi hai convertito alla tua causa! Alle prossime elezioni farò il tifo per te.
Ma non riuscirò a votarti, questo no! La mia coscienza, la coscienza di cittadino e di napoletano, me lo vieta. Non lo farò, neanche per farti dispetto.