Nel dicembre 1993, subito dopo l’insediamento del neo eletto Sindaco Bassolino della sua giunta, fu divulgato il verbale di una seduta del Consiglio Comunale di Napoli, in cui si tracciava una proposta molto articolata per il governo della città. Magnifico programma, ma quanto ne è stato realizzato?
Caro Direttore,
mi è capitato per caso tra le mani un vecchio documento del Comune di Napoli, risalente al dicembre 1993, cioè ai primi giorni della radiosa era di Bassolino. Appena mi sono reso conto che si trattava niente meno che della proposta programmatica della giunta di sinistra, allora nuova di zecca, l'ho letto avidamente e, devo confessarti, mi ha molto colpito. Anzi, ti dirò, se l'avessi letto all'epoca in cui fu pubblicato, mi avrebbe fatto un'impressione veramente positiva. Accidenti! Questa gente ha delle idee: venti pagine fitte fitte di buoni propositi! Vuoi vedere che riescono veramente ad aggiustare questa nostra scarrupatissima città?
Purtroppo però, non ebbi la fortuna di leggere il programma al momento giusto e mi fu negata anche la gioia dell'illusione; resta al suo posto la rabbia per tutto quello che non è stato fatto, accresciuta dallo stridente confronto tra le chiacchiere ed i peana degli sviolinatori del regime e la miserabile realtà dei fatti.
Non voglio tediarti, caro Direttore, raccontandoti ora tutto il documento di programma, ma mi piacerebbe analizzarne solo qualche punto, giusto per vedere quanto mare il nostro ineffabile Sindaco è riuscito a mettere tra il dire e il fare.
Si incomincia con una bella Premessa, dove si dice (giustamente) peste e corna dell'amministrazione precedente, che, come ricorderai, fu addirittura sciolta d'imperio dal Prefetto, e portò Napoli ad una situazione di dissesto economico e morale senza precedenti. E per risanare il dissesto, soprattutto quello economico, si promettono alla città duri sacrifici, facendo però attenzione a non gravare sulla parte più debole della cittadinanza e sui lavoratori. Onestamente questa promessa mi sembra sia stata mantenuta, almeno per quanto riguarda la prima parte, cioè i sacrifici. Per il risanamento economico, purtroppo, è tutto un altro discorso. Ma i sacrifici, chi li ha fatti? Semplice! I creditori ed i fornitori ai quali non sono stati pagati i soldi dovuti a fronte di appalti, lavori e forniture. Semplicemente il Comune non ha pagato gran parte dei suoi debiti, e nel far questo, sempre per mantenere la promessa, non ha danneggiato i deboli ed i lavoratori. Infatti nella logica della sinistra, come ben sai, gli imprenditori non lavorano, anzi sfruttano il popolo: ma che vogliono? Pretendono pure di essere pagati? In questo devo dire che il caro Bassolino ha dato prova di una coerenza di idee veramente notevole.
Ma continuiamo a sfogliare il documento. Il primo capitolo ha un titolo piuttosto aulico, "Per un Comune dei cittadini", e vi si leggono delle frasi bellissime. Mi colpisce soprattutto la prima che suona grosso modo così: attuare lo statuto comunale per realizzare istituti come il difensore civico, il referendum, la partecipazione e l'accesso, l'associazionismo.
Ma che cos’è, qualcosa che si mangia? Tu che sei una persona colta ed attenta, Direttore, ti sei mai accorto dell'esistenza di qualcosa del genere? E pensi che il popolo di Spaccanapoli, quello che continua a fare la fila per un certificato, che viene sistematicamente maltrattato e vessato dai rappresentanti di un potere miserabile quanto le sue stesse vittime, abbia avuto qualche sollievo da quelle belle parole del documento programmatico? Chiacchiere, soltanto chiacchiere!
Ma non generalizziamo! Ecco che poco più avanti trovo un'altra promessa mantenuta. Riassumo con parole mie: la dirigenza del Comune va riqualificata, sempre per dare un miglior servizio ai cittadini, ovviamente, e, ove non basti, vanno attivati contratti di diritto privato per l'acquisizione di competenze esterne. Questo è stato fatto, non c'è dubbio, ed è stato fatto in larga misura. Non c'è settore, ufficio, dipendenza del Comune in cui non sia stato piazzato, a fronte di laute retribuzioni, qualche professionista o qualche luminare, purché rigorosamente di sinistra; e su questo non ci piove. Ma non si faceva così anche nella prima repubblica? E come si conciliano le laute e numerose retribuzioni con le conclamate esigenze di risanamento del bilancio?
Cambiando completamente argomento, si parla più avanti di decentramento amministrativo, sempre nell'ottica di rendere partecipe il cittadino del governo della città. E questo si sarebbe potuto ottenere accorpando le attuali circoscrizioni in entità più efficaci ed effettivamente operative, qualcosa a cui rivolgersi per risolvere problemi, per sottoporre istanze e proposte. Anche questo è rimasto nel mondo dei sogni: forse sarò un cattivo cittadino, ma se ho un problema so che difficilmente potrò risolverlo rivolgendomi al Comune o alla Circoscrizione. Ricordo che un paio d'anni fa, insieme con gli abitanti di via Petrarca, dove abito, partecipai ad una fiaccolata di protesta contro la criminalità dilagante in questa strada, contro l'impossibilità di viverla normalmente, senza aver paura di uscire la sera, senza dover inciampare ad ogni metro nella macchina foderata di giornali della coppietta di turno. La fiaccolata indubbiamente è un sistema un po' caricato e folcloristico per far sentire le proprie ragioni, ma non c'era e non c'è alternativa. Del resto tutto è rimasto, a distanza di due anni, come prima.
Si tocca poi un altro tasto dolente: quello delle aziende municipalizzate. Il documento ne promette la ristrutturazione ed il risanamento, proprio perché viene giustamente visto in esse una delle cause del dissesto del Comune. Dopo tre anni e mezzo di lavoro qualcosa mi sembra sia stato fatto: le aziende municipalizzate hanno cambiato il nome. I nomi nuovi certo sono molto più fini dei vecchi; l’azienda dell’acqua prima si chiamava AMAN, cioè Azienda Municipalizzata Acquedotto di Napoli, mentre oggi si chiama ARIN, Azienda Risorse Idriche di Napoli. Quella dei trasporti si chiamava prosaicamente ATAN, Azienda Tramvie Autofilovie di Napoli, oggi è diventata niente meno che ANM, Azienda Napoletana Mobilità. Molto bello! E’ come chiamare un cieco "non vedente", un sordo "non udente", uno spazzino "operatore ecologico". La sostanza purtroppo non cambia: l'acqua continua ad arrivare quando può e come può ed i mezzi pubblici pure. Ma, scusate, dimenticavo! Ora abbiamo per la strada gli autobus nuovi, con i numeri illuminati anche di giorno, numeri nuovi ovviamente, anche se i percorsi ed i ritardi sono sempre quelli vecchi; gli autobus comprati con il prestito in dollari che Bassolino andò personalmente a farsi dare in America e che, pia illusione!, dovrebbe essere rimborsato con la sottoscrizione dei BOC da parte dei cittadini. Peccato solo che quei dollari costavano solo 1500 lire l'uno, quando ce li prestarono, mentre ora ne costano 1700! Ma cosa volete che siano una ventina di miliardi di perdita rispetto al risanamento così vivacemente perseguito?
Arriviamo finalmente all'importante capitolo dell'urbanistica. Dopo un bel preambolo, su cui non si può non essere d'accordo, basato sul ruolo di Napoli come città europea, come centro del Mediterraneo ed altre belle cose del genere, si parla finalmente di un Piano della città metropolitana, comprendente cioè anche i paesi della provincia, che, pur non facendo parte del comune di Napoli, ne costituiscono il naturale prolungamento urbano. Dopo opportune rampogne all'amministrazione precedente, che colpevolmente si era completamente disinteressata della cosa, si enuncia pomposamente l'impegno politico a far sì che alle prossime elezioni amministrative si debba votare per eleggere il governo della "città metropolitana" di Napoli. Insomma, Napoli come la Great London o come Parigi con la sua banlieue. Bellissima e suggestiva idea, soprattutto per uno come me che ha il pallino di Napoli capitale europea. Peccato che a meno di sei mesi dalle prossime amministrative, questa idea sia rimasta ancora nel limbo delle cose mai nate.
Ma andiamo avanti. Si parla poi delle oasi e delle riserve di verde, del solito problema di Scampia con le sue vele, del problema della casa, del riassetto delle aree portuali, del nuovo parco dei Camaldoli, delle discariche di rifiuti da eliminare e bonificare, di un programma per la mobilità urbana. Qualcuno può citarmi uno, un solo intervento realizzato tra quelli elencati? Dopo l'inaugurazione dei giardinetti pubblici di Barra, peraltro realizzati dall'amministrazione precedente ed immediatamente consegnati al degrado per incuria e mancanza di manutenzione, quale altro verde è stato messo a disposizione dei napoletani? E quante nuove case sono state costruite per ospitare chi ancora vive in alloggi di fortuna dall'epoca del terremoto? E cosa si è fatto per la mobilità urbana, se non la demagogica chiusura di via Caracciolo, per "far giocare i bambini la domenica mattina"? E ancora, vi risulta che sia stata bonificata qualche discarica di rifiuti o, meglio, che sia stata individuata e chiusa qualcuna delle tante discariche abusive sparse per il territorio comunale, tutte rigorosamente in mano alla camorra? E il parco dei Camaldoli? Ma che cos'è, una barzelletta? E il "rapporto con il mare"? E le aree portuali? L'unica cosa che si è fatta proviene dall'Ente Porto e non dal Comune: la chiusura al traffico del percorso dalle autostrade alla Stazione Marittima. Chiusura sacrosanta, ma terribilmente deleteria per l'asfittico traffico cittadino.
Viene poi la cosa più bella ed interessante: la riqualificazione delle periferie. Ora se c' è una cosa che a Bassolino non interessa è la periferia. Per lui esistono alcuni quartieri privilegiati, quelli che per oscuri motivi stanno nel suo cuore. Le periferie di Napoli non sono tra questi e quindi possono tranquillamente sprofondare, degradarsi sempre di più nella morsa del traffico e della delinquenza. Al Comune ci si limita ad occuparsi (un poco) del centro storico, dei monumenti aperti e di tutto ciò che in generale può fare immagine. A chi importa del caos del Vomero o del degrado di Secondigliano? Tanto là i turisti comunque non ci vanno. Curiamo solo il "salotto buono", anche se poi il resto della casa è indecente!
Seguono poi i due punti che sembrano i più importanti: la riqualificazione di Bagnoli e del centro storico. Se questi, come è vero, sono i due cavalli di battaglia di Bassolino, certamente sarebbe lecito aspettarsi che qualcosa di concreto, dopo più di tre anni, sia stato fatto. Ebbene sì! Per Bagnoli c’è di concreto un bel piano di ristrutturazione, già approvato, che stravolge completamente i connotati del luogo mediante una massiccia e selvaggia cementificazione, e che non privilegia né l'antica vocazione turistica della zona, né una presunta vocazione scientifica. Per il resto abbiamo visto qualche nuovo cartello con la scritta "Città della Scienza", ma la spiaggia di Coroglio resta inagibile, e strade buie e dissestate, gli squallidi muri di mattoni delle fabbriche ormai morte restano in piedi come monumenti alle buone intenzioni mai tradotte in realtà.
Ed il centro storico? Questo è per definizione uno dei luoghi eletti di Bassolino. D'accordo! Alcune bellissime chiese sono state riaperte e ne sono felice: uno dei sogni della mia adolescenza fu quello di visitare San Giovanni a Carbonara, sempre misteriosamente chiusa in cima al suo scalone gotico. Finalmente, ora che adolescente non sono più, ho potuto vederla; ed è stato bellissimo. Ma lo è stato perché in quel momento ho fatto il turista nella mia città, anche se comunque mi son dovuto guardare dallo scippo improvviso, dal furto della "Vespa", dalla petulanza degli accattoni e dei parcheggiatori abusivi.
Chiude il capitolo dell'urbanistica un punto importantissimo, quello della casa, che, come sappiamo, è sempre stato uno dei più scottanti a Napoli. Devo dire che in questo caso non ho trovato promesse mirabolanti non mantenute, nel senso che non ho trovato neanche promesse. L'intero argomento viene liquidato con poche chiacchiere in politichese stretto ed una vaga indicazione sull'istituzione di una fantomatica anagrafe dell' edilizia residenziale e comunale. Peccato! Mentre gli altri punti, anche se ridotti al rango di sogni o almeno di idee, possono tornare utili a chi veramente abbia intenzione di fare qualcosa per la città, questo sulla casa non serve assolutamente a niente. Forse che il problema è troppo difficile anche per le feconde menti degli intellettuali di sinistra?
Nuovo capitolo: "Mobilità e Trasporti". Qui c'è un elenco talmente bello e completo delle cose che sarebbe necessario fare (ma non solo a Napoli), che non si può non concordare in pieno con il documento. Innanzi tutto si dichiara che i cittadini devono avere libertà di movimento in tempi certi, e senza aumento dell'inquinamento e del rumore, anzi con una drastica riduzione degli stessi. Chi mai potrebbe non essere d'accordo su una simile dichiarazione d'intenti? Ma il documento fa ancora di più, elenca addirittura gli interventi necessari per raggiungere l'obiettivo: integrazione e potenziamento del trasporto su ferro, realizzazione di parcheggi di interscambio sul perimetro esterno, istituzione di itinerari protetti assolutamente riservati al trasporto collettivo su gomma (leggi "corsie preferenziali"), potenziamento del trasporto collettivo su gomma (con nuovi autobus, filobus, microbus elettrici, taxi collettivi) individuazione di zone a traffico limitato, individuazione di zone pedonali, compartimentazione delle città per scoraggiare il traffico privato fra quartiere e quartiere, potenziamento del corpo dei vigili urbani.
Francamente, io stesso, che in una mia vecchia lettera proposi di istituire un governo ombra per suggerire alla giunta Bassolino le azioni da intraprendere, mi sento completamente spiazzato. Qui non c'è nulla da suggerire, è stato veramente pensato tutto! Ma quanto è stato realizzato a distanza di quasi quattro anni dalla bella pensata?
Proviamo a rispondere con ordine. Per quanto riguarda la voce "trasporto su ferro" c'è per ora una metropolitana che si è meritato l'aggettivo "collinare" perché purtroppo si ferma a piazza Vanvitelli; si tratta comunque di un'opera che fu iniziata nel lontano 1970, quando io ero un giovincello di belle speranze e la giunta Bassolino non era nemmeno in mente Dei. Da allora i lavori procedono con lentezza asfissiante e nessuno, nemmeno Bassolino, è riuscito ad accelerarli. Interventi di una banalità sconcertante, come l'apertura della stazione della Circumvesuviana del Centro Direzionale, già costruita ed abbandonata al degrado, non vengono invece neppure tentati, per motivi che a noi miseri mortali non è dato sapere. Per questo al Centro direzionale continuiamo ad andare ogni mattina in ventimila con l'auto propria, alla faccia della mobilità in tempi certi e del trasporto collettivo.
Parcheggi di interscambio periferici: se non erro ce n’è uno solo, il garage multipiano di via Alessandro Volta, realizzato prima dell’era Bassolino, e ancora oggi utilizzato in piccola parte; forse perché i promessi mezzi pubblici che dovrebbero portare in centro gli automobilisti, che volenterosamente avessero lasciato l'auto nel suddetto garage, sono così rari da essere praticamente invisibili.
E gli altri parcheggi? Citando a caso, nella piazza antistante la Pretura ce n'è uno sotterraneo in costruzione da tempo immemorabile. Adesso nessuno ci lavora, ma lo scavo è rimasto e la piazza è ridotta a un budello in cui le macchine circolano in fila indiana. Probabilmente è un modo originale per scoraggiare il traffico privato.
E le corsie preferenziali? Quelle ci sono, ma sono preferenziali nel senso che chi le preferisce può tranquillamente percorrerle, tanto la multa non arriva mai: è matematico.
Per quanto riguarda il potenziamento dei mezzi pubblici, in verità gli autobus nuovi ci sono: quelli acquistati con il prestito in dollari cui ho già accennato. Non sarà stato un colpo finanziario, ma non si può pretendere che la giunta sia fatta anche da maghi della finanza. Peccato solo che gli autobus nuovi abbiano semplicemente sostituito quelli vecchi che cadevano a pezzi. In parole povere le corse non sono aumentate e, del resto, come avrebbero potuto, con le corsie preferenziali intasate ed il traffico sempre asfittico come ai vecchi tempi?
Di zone a traffico limitato, se non erro, ci sono sempre le stesse dell'era pre-Bassolino. Tra queste spicca quella di via Chiaia, piazza dei Martiri, via dei Mille: quando c'è il vigile non si entra, altrimenti ci si imbottiglia. Se poi uno è veramente ansioso di invischiarsi nella zona, può sempre tentare il vecchio trucco di dire al vigile: "Vado dal carrozziere a via Cappella Vecchia"!
La zona pedonale per eccellenza è poi piazza Plebiscito, molto cara al Sindaco, che ne ha fatto teatro delle sue feste e delle sue opere d'arte (?) natalizie. Peccato solo che fu il G7, cioè il bieco Berlusconi a farla pedonalizzare, e siamo fortunati che nessuno abbia pensato a eliminarla a causa di questa origine poco ortodossa.
Che cosa sia stato fatto per la compartimentazione della città per scoraggiare il traffico inter-quartiere è sotto gli occhi di tutti (o meglio di nessuno). A meno che non si consideri opera di scoraggiamento la chiusura di via Caracciolo la domenica mattina, che è veramente efficace per isolare la zona di Chiaia-Mergellina non solo dagli altri quartieri, ma praticamente dal resto del mondo.
Resta infine il potenziamento del corpo dei vigili urbani: ammetto che ci siano le migliori intenzioni, ma in tutti questi anni non mi risulta ci siano state nuove assunzioni.
Per completare il discorso dei trasporti, il documento riporta altri paragrafi di buone intenzioni. Ne cito solo qualcuna: integrazione delle varie linee di metropolitane e ferrovie secondarie, come Cumana, Circumvesuviana, metropolitana FS e collinare, funicolari ecc. in un tutto unico e organico; ristrutturazione dell’ATAN e dell’ATCP. Se qualcosa di questo è stato realizzato, ditemelo! Io sono fazioso e non me ne sono accorto.
Seguono poi quattro importanti capitoli, dedicati rispettivamente alla scuola, al sistema produttivo, ai beni culturali ed alle politiche sociali. Non voglio tediarti, Direttore, scendendo nei particolari: si tratta di fumose enunciazioni di promesse a buon mercato. Onestamente devo dire che nel settore dei beni culturali qualche azione è stata fatta, ma siamo comunque ben lontani dal piano esposto nel documento. Per esempio, che ne è stato della bellissima idea di un museo su Napoli capitale? Il documento termina con un capitolo brevissimo, ma dal titolo suggestivo: "Napoli città di pace". Napoli dovrebbe porsi come punto di incontro tra nord e sud e come centro del Mediterraneo, soprattutto ora che in Medio Oriente cominciano a delinearsi scenari di pace. Molto bello e molto giusto, ma non credo che ciò possa farsi semplicemente istituendo una casa della pace in strutture di proprietà del Comune e "vigilando assiduamente sulle strutture militari (porto e aeroporto) presenti in città". È molto bello porsi come capitale della pace, ma non è certo con quattro chiacchiere che si può interpretare il sacrosanto ruolo di capitale del Mediterraneo. Ci vorrebbe, il lavoro, la libertà dalla delinquenza figlia del sottosviluppo, lo sviluppo economico che può nascere solo in un tessuto urbano sano e vitale.
E questo purtroppo, a quattro anni da tanti bei propositi, ancora non c’è. Volgendomi indietro a guardare l'operato di Bassolino devo però ammettere che egli ha fatto una cosa molto importante: curando la sua immagine ed avendo in questo l' appoggio dei media, egli ha ottenuto come sottoprodotto il miglioramento dell'immagine di tutta Napoli. Ma, attenzione! Si tratta di un'immagine dietro cui non c'è nulla di concreto; e questo non lo dico solo io che ho il difetto di cercare sempre le manchevolezze di questa amministrazione: lo dicono e lo ammettono tutti i cittadini, tutti gli abitanti di Napoli. Ma vedi, Direttore, noi siamo figli di Pulcinella, per tutti noi napoletani purtroppo è più importante apparire che essere. Come una vecchia macchietta del teatro dialettale, andiamo al matrimonio indossando una giacca che serve a coprire la finta camicia fatta solo di colletto e polsini. Bassolino è stato abile: ha stuzzicato la nostra vanità e ci siamo inorgogliti di aver riacquisito un po' di rispetto dai forestieri. A tutti noi piace illuderci che Napoli sia cambiata.
Purtroppo non è così. E proprio perché siamo napoletani, perché siamo il popolo che in più alto grado ha innata l’arte di vivere, abbiamo il dovere di incanalare il nostro ottimismo, la nostra fiducia nel futuro verso qualcosa di concreto, senza accontentarci di mere apparenze.
Non deve bastarci la simpatia e la benevolenza degli altri; dobbiamo conquistarci il rispetto di noi stessi. pensiamoci quando saremo chiamati a decidere il nostro futuro.