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Cravattopoli
Primavera 1995. Il segretario del PDS Massimo D’Alema passa per Napoli e va anche dal famoso Marinella, che gli regala ben dieci cravatte. Per una volta tanto la vittima designata non è il sindaco Bassolino.
Caro Direttore,
deve essere proprio vero che il PDS, il Partito Democratico della Sinistra, è cosa ben diversa dal vecchio PCI. Infatti senti un po’ che ha fatto il suo segretario Massimo D’Alema quando è stato ultimamente a Napoli: nientemeno è andato al negozio di Marinella!
Ti sembra incredibile? Anche per me questo è un fatto stupefacente. Marinella è infatti il piccolo tempio napoletano del più retrivo capitalismo, dell'elitarismo più classista e antidemocratico, il concentrato ed il simbolo di tutto ciò contro cui i comunisti - pardon! - i progressisti combattono ed hanno sempre combattuto. Da Marinella vanno i principi di casa reale, i ricchi borghesi, gli industriali; non è proprio posto da proletari, sindacalisti e democratici paladini del popolo. Se ben ricordo, la persona politicamente più a sinistra che aveva visitato il famoso negozio di cravatte e di abbigliamento maschile à la page era stato il presidente Cossiga. Ora invece ci va anche D'Alema, e la cosa non può che riempirci di soddisfazione e di orgoglio: la nostra piccola gloria cittadina, conosciuta ed apprezzata in tutto il mondo, al cui fascino neanche il presidente degli Stati Uniti Clinton ha saputo sottrarsi, ha conquistato anche il nostro Massimo nazionale, quello che pur di spogliarsi dello scomodo abito del sinistro difensore della dottrina proletaria di Marx, ha teorizzato la tranquillizzante tesi del "Paese normale". E quale migliore completamento per il nuovo abito di una prestigiosa cravatta di Marinella? E certo, si vede che D'Alema è un raffinato, che di cose buone ne capisce, come dimostra anche la sua bella casa di Roma, economica e popolare solo nel prezzo. Le cravatte di Marinella gli sono piaciute, e questo mi riempie di gioia, perché finalmente sono riuscito a trovare una cosa su cui sono d'accordo con lui, anche se purtroppo i miei mezzi non mi consentono di possederne 365, una per ogni giorno dell'anno, come i dettami della moda prescriverebbero per l'uomo veramente elegante. D'Alema ha ammirato le cravatte di seta più costose, quelle dai disegni più esclusivi ed unici, le ha soppesate una per una e forse se ne è innamorato, dimenticando che Cipputi non ha cravatte nel suo guardaroba. Ma, scusami, dimenticavo che il PDS non ha niente a che fare con questi fantasmi del passato: il suo segretario può e deve indossare qualche cravatta di un certo tono. Ma torniamo al fatto che ti voglio raccontare. Insomma il buon D'Alema ammirava le cravatte e sembrava veramente convinto di un eventuale acquisto, ma non sembrava decidersi a por mano al portafoglio. Per superare l'enpasse, il figlio del compianto cavaliere Marinella si decideva a proporre a cotanto ospite di voler accettare un gentile omaggio. Il Massimo nazionale, con prontezza di riflessi non comune, si faceva incartare ben dieci cravatte delle più costose e se ne andava con mille ringraziamenti. Io, che, come sai, sono particolarmente maligno, ho subito pensato al vecchio detto: "Compagno, tu lavori e io magno!", ma mi rendo conto di essere stato ingiusto. In fondo il milione -milione e due di regalo, fatto da Marinella per pura cortesia, non possono certo far pensare ad una nuova tangentopoli. Mi sorge però il dubbio: che sia l'inizio di un'inedita cravattopoli?