Primavera 1996. Nonostante i termini legali siano in scadenza, il Tribunale di Napoli decide di non archiviare l’inchiesta sul cosiddetto scandalo dei telefonini del Comune, usati a suo tempo per telefonate private anche a numeri erotici.
Caro Direttore,
l’altro giorno, sfogliando i giornali, ho visto una notizia che a me, che sono un po’ cattivello, ha fatto molto piacere: il giudice del Tribunale di Napoli ha deciso di prolungare per altri sei mesi l’indagine sulla questione dei telefoni del Comune.
La notizia era riportata in grande evidenza su tutti i giornali con la cronaca di Napoli, ovviamente con le debite differenze dovute alla diversa indole dei quotidiani toccati in sorte alla nostra sfortunata città: sfrontatamente faziosa "La Repubblica", subdolamente agnostico "II Mattino". Comunque, nel caso l'avessi dimenticato, voglio ricordarti l'episodio da cui scaturì l'indagine in questione. Alcuni mesi fa la Commissione alla trasparenza del Comune di Napoli, richiese ufficialmente alla SIP (allora non si chiamava ancora Telecom) i tabulati con le telefonate fatte con i telefoni cellulari in dotazione del Sindaco e di altri personaggi eccellenti del Comune. C'era infatti il sospetto che tali telefoni, pagati con i soldi del contribuente, non venissero usati per scopi strettamente di servizio. Che cosa poteva rispondere la SIP ad una tale richiesta ufficiale fatta da un organo istituzionale del Comune? Nient'altro che consegnare il tabulato; rifiutare sarebbe stato un reato. Fu così che un dirigente della SIP di Napoli fu incaricato di produrre il tabulato. Risultato: quel signore, reo di aver fatto il suo dovere, venne prontamente trasferito a Bolzano, con effetto immediato. Ma che cosa c'era di così grave e compromettente su quei benedetti tabulati? Poca roba in fin dei conti: un po' di telefonate personali, qualche chiamata a casa (Butta la pasta, che sto arrivando), qualche 144 erotico. Il tutto per una decina di milioni scarsi. Cosa da niente, dice "La Repubblica". In fondo che c'è di male se un poveraccio che lavora tutto il giorno sente il bisogno di chiamare la moglie o l'amante, secondo il caso. Ed inoltre, non pensi che uno che è costretto a vedere tutto il giorno la faccia di Bassolino debba ogni tanto chiamare un 144 erotico per verificare se è ancora uomo?
Ma purtroppo - dura lex, sed lex - anche con tutte le attenuanti del caso, sempre di peculato si tratta e quindi, giustamente, il reo doveva essere subito trasferito a Bolzano.
Uh, perdonami! Mi sono confuso! Il reo non è quel dirigente della SIP, ma, a furia di veder girare frittate, non so distinguere il dritto dal rovescio. Come è successo ai Vigili Urbani di Napoli, rei anch'essi di aver fatto il loro dovere, smantellando la zozzeria del Centro "Tien' a mment" di Soccavo, Cristo con testa caprina compreso.
Da tutto questo penso di poter trarre una conclusione. Lo vedi? Non è vero quello che andiamo dicendo noi cattivi, che Bassolino è maestro nell'arte di non fare o almeno di fare solo le cose facili, ma visibili. Quando c' è da dimostrare polso fermo e indomito coraggio egli è un vero fulmine di guerra. Lo sa bene quel poveraccio che sta a Bolzano da quando la Telecom si chiamava ancora SIP!
Però, c'è un piccolo però. Questa proroga di sei mesi delle indagini sul peculato telefonico ci fa ben sperare. E se accanto al reato di peculato si mettesse anche quello di abuso di potere (o come diavolo si chiama)?
Dai, Bassolino, facci sognare! Ti porteremo le arance a Poggioreale !