(Pubblicato su "HERMES - Il messaggero del Cilento" - Palinuro - 11 aprile 2008)
Chiedo scusa alle anime belle che forse non gradiranno il titolo di questo pezzo, solo perché la stessa esortazione fu pronunciata in un’epoca ormai lontana da un personaggio storico come Benito Mussolini. A queste anime belle rispondo con un’altra frase della stessa epoca: “Me ne frego!”. E con questo chiudiamo con gli scherzi e passiamo ai discorsi seri.
In effetti, piaccia o non piaccia il titolo, oggi abbiamo veramente l’opportunità di rimettere l’Italia in piedi. Due anni di incubo stanno per finire; siamo stremati, distrutti, ridotti alla fame, oberati da tasse e balzelli, ma finalmente possiamo rialzare la testa e ricominciare a camminare. Attenti, però! Le forze, che due anni fa ci rubarono la vittoria per un soffio, non sono affatto debellate: esse sono ancora in agguato e per confonderci hanno assunto il suadente aspetto di sirene incantatrici. Non più le maschere grottesche di Prodi o Padoa Schioppa, ma il sorriso da bravo ragazzo di Veltroni.
Due anni fa, appunto. In una notte di aprile di due anni fa, sfiniti dalle altalenanti emozioni degli exit poll e delle proiezioni, andammo a dormire dopo l’una del mattino convinti di aver vinto, convinti che l’Italia avesse vinto. E invece nella notte, misteriosamente, si bloccarono per oltre due ore gli scrutini della Campania e della Calabria. Quando ripartirono, la coalizione di sinistra di Romano Prodi fu inondata da una valanga di voti, che, pur non consentendole di ottenere la maggioranza puramente numerica, bastarono però per consegnare a quella coalizione il governo del Paese, grazie anche ai complicati meccanismi della legge elettorale per il Senato. Ancora più misteriosamente quelle stesse regioni, Campania e Calabria, registrarono un numero di schede bianche praticamente nullo. Questi i fatti, a voi le conclusioni.
Ho citato il passato, perché il passato deve servire da monito e insegnamento per il futuro. Dopodomani andremo a votare e, proprio per la catastrofe provocata dal governo Prodi, siamo certi che vinceremo. Attenti però a non commettere errori! Ci sono alcuni aspetti a cui è bene prestare attenzione.
1 – La legge elettorale è la stessa di due anni fa e non è che sia proprio da buttare, come tutti, più o meno in buona fede, affermiamo. Essa rispecchia semplicemente il nuovo ordinamento istituzionale che l’Italia vorrebbe darsi: una Camera dei Deputati di tipo nazionale ed un Senato di tipo regionale. Ciò fa sì che il premio di maggioranza, inventato per facilitare l’azione di governo a chi vince solo con pochi voti di differenza, funzioni benissimo alla Camera e malissimo al Senato. Il governo Prodi è tecnicamente caduto proprio per questo, dopo essersi retto faticosamente sul voto dei senatori a vita, stranamente tutti schierati per la sinistra. Altro aspetto della legge elettorale da considerare attentamente è il cosiddetto sbarramento. Non starò qui a ricordare le cifre e le regole precise: l’importante è sapere che lo sbarramento è fatto per eliminare dalla competizione i piccoli partiti, che da sempre disturbano la vita politica italiana. Bene hanno fatto Berlusconi e Veltroni a cercare di compattare in un unico partito le loro coalizioni, ma purtroppo l’opera non è compiuta, perché ancora oggi abbiamo una cinquantina di partiti e partitini, che con molto ottimismo affrontano la tenzone elettorale. Le percentuali di sbarramento cercano di ovviare a questo affollamento, ma, essendo un semplice artificio tecnico, non possono fare molto. Votare per un piccolo partito è nella migliore ipotesi inutile, perché il voto andrà perso, è invece dannoso nell’ipotesi peggiore, se il piccolo partito votato dovesse superare lo sbarramento, perché il voto favorirà l’avversario più forte. Quindi, attenti! Non sprechiamo il nostro voto, mettiamo da parte il nostro innato individualismo e le nostre simpatie. Votiamo per il partito più forte, che più si avvicina ai nostri sentimenti ed alla nostra idea di governo e di sviluppo del Paese. Diamo una maggioranza forte alla nostra lista, perché possa avere i numeri anche al Senato e ricordiamo, noi del Popolo della Libertà, che proprio al Senato non potremo sperare nell’appoggio dei “pannoloni”.
2 - Non votiamo e non facciamo votare scheda bianca. Chi proprio vuole protestare contro questa classe politica (in fondo, chi di noi ne è veramente soddisfatto?) annulli la scheda con un bel frego o con una bella frase (per favore, nessun insulto, che offenderebbe solo il povero scrutatore o presidente di seggio), ma assolutamente non lasci la scheda bianca. Le schede sono fatte per essere votate: facciamo in modo che, se noi non ci sentiamo di farlo, non sia qualcun altro a farlo al posto nostro, aggiungendo il danno alla beffa.
3 – Quest’anno, stranamente, i programmi dei due principali contendenti sono straordinariamente simili. Ci sembra di sognare: non è che stiamo diventando una democrazia anglosassone? Anche in questo caso, stiamo molto attenti! L’Italia è economicamente in ginocchio e tutti abbiamo gravi difficoltà a sbarcare il lunario. E’ logico che tutti ci promettano aiuti e provvidenze, ma chi sta dicendo la verità? La risposta è più semplice di quel che sembri. Dice la verità chi già in un recente passato ha incominciato a fare ed ha fatto le cose che promette. Dice il falso chi invece in un passato ancora più recente ha fatto tutto il contrario di quello che oggi promette. Dopo che Prodi per due anni ci ha massacrato di tasse, portando la pressione fiscale al livello da guinness del 48%, mediante la creazione di ben 110 nuove tasse e imposte, potete mai pensare che la sua controfigura Veltroni possa dire la verità, quando promette di abbassare le tasse? Ovvio che non ci crediamo. Ovvio invece che crediamo a Berlusconi, che nei suoi cinque anni di governo le tasse le ha ridotte veramente. Quindi crediamo che egli eliminerà l’ICI dalla prima casa, che ridurrà come numero e come importo le aliquote IRPEF, che eliminerà la tassazione degli straordinari di lavoro dipendente, che abolirà nuovamente la tassa di successione, già abolita nel suo precedente governo e proditoriamente ripristinata da Prodi (carino il gioco di parole).
Analogamente, possiamo mai credere a Veltroni quando dice che diminuirà la spesa pubblica, quando il suo alter ego Prodi ha, nel governo tuttora in carica, aumentato al massimo storico il numero di ministri, sottosegretari, portaborse, uscieri, privilegi, indennità, ecc. ecc.? Certo che no. Invece crediamo a Berlusconi, che a suo tempo già ridusse questi parassitismi, quando dice che abolirà l’inutile istituto delle Province e diminuirà il numero dei dipendenti pubblici con il classico meccanismo del turn over.E possiamo credere a Veltroni quando parla di far ripartire le grandi opere, quando il governo di cui egli è espressione non ha fatto altro che bloccarle e affossarle? Crediamo invece a Berlusconi che a suo tempo le avviò e che domani le ripristinerà.4 – L’Italia è in ginocchio – l’abbiamo già detto – e i motivi sono molteplici. Subiamo i colpi della recessione economica mondiale, dell’aumento del costo delle materie prime e soprattutto dell’energia (anche per gli errori di un passato ormai lontano). Il governo Prodi si è dotato, in linea con l’orgia della spesa pubblica che l’ha caratterizzato, di ben due ministri per l’economia, il politico Visco, esperto in tasse e balzelli, ed il dilettante Padoa Schioppa. I risultati della loro opera sono sotto gli occhi di tutti. Ultimo, il disastro Alitalia, che forse ci priverà della compagnia aerea di bandiera, se non riusciremo miracolosamente a tirarla per i capelli. Ma quello che più ci fa soffrire è l’immagine dell’Italia, ormai legata alla “munezza” di Napoli. Si tratta in verità di una sofferenza molto reale, perché colpisce il turismo e le esportazioni del cosiddetto “made in Italy”, danneggiando direttamente la nostra disastrata economia e rendendoci ancora più poveri. E indovinate dove sta il responsabile di questo disastro, il governatore della Campania Bassolino? Ma nel partito di Veltroni, naturalmente, partito di cui, per meriti elettorali pregressi, è un componente inamovibile. Tanto è vero che ha dichiarato di non volersi dimettere e in verità ci sono ancora tanti napoletani che lo adorano e lo vogliono al governo, se è vero come è vero che al recente comizio di Veltroni in piazza Plebiscito a Napoli, qualcuno ha urlato “Bassolino, resta, non te ne andare!”
Bene, vogliamo correre il rischio che tutto questo marciume rimanga in piedi? Penso proprio di no. E allora stiamo attenti a come usiamo il nostro voto: è uno solo ed è prezioso. Non sprechiamolo, non seguiamo impulsi donchisciotteschi e non cediamo alla tentazione della protesta, che non fa ombra a nessuno. Votiamo per l’Italia, votiamo per chi lavora, votiamo per la libertà. Votiamo bene, votiamo!
Paolino Vitolo
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