Salviamo il calcio dai prepotenti
(SCRIVONAPOLI - 27 febbraio 2014)
Per essere onesto devo fare innanzi tutto una confessione: io sono un tifoso e per di più della specie peggiore, ciecamente innamorato della mia squadra, in qualunque frangente e in qualunque occasione, sia che vinca sia che perda, sia che giochi nella Champions League sia che giochi in serie C. E la mia squadra è il Napoli.
L’amore nacque, come spesso accade, quando ero bambino, purtroppo ben più di mezzo secolo fa, e non vivevo a Napoli, ma a Spoleto, una splendida cittadina dell’Umbria. E l’amore fu tanto più forte quanto più dovetti sopportare i lazzi dei miei compagni di scuola, del tipo “vedi Napoli e poi muori per la puzza che ci trovi”. Come vedete, dal secolo scorso non è cambiato niente. ...Aria di primavera
(HERMES - marzo 2014)
Come i miei lettori certamente ricorderanno, prima di parlare di Palinuro Centola e in generale del nostro territorio, mi piace esprimere qualche considerazione sulla situazione nazionale e - perché no? – mondiale. Proprio come un uccello (un’aquila o un falco – oserei dire), che, prima di posarsi sul suo nido, ama sorvolare dall’alto le terre che lo circondano.
Per vedere il mondo, il falco deve volare molto alto: è fatale che possa percepire solo le cose più appariscenti. E in questo ambito quello che più colpisce è un improvviso inaspettato ritorno al passato, un passato remoto che si riteneva definitivamente morto e sepolto. Alludo al repentino riaccendersi della guerra fredda (perdonate la contraddizione in termini), che aveva dominato la scena mondiale per mezzo secolo dopo la fine della guerra “calda”, e che tutti gli esperti e gli storici avevano ormai definitivamente archiviato, ritenendo che gli Stati Uniti d’America, unica potenza rimasta dopo la scomparsa dell’Unione Sovietica, dovessero ormai occuparsi solo di compiti secondari, se pur gravosi, come la lotta al terrorismo, l’”esportazione della democrazia”, la sconfitta degli “stati canaglia”. Tutti termini non sempre sinceri, ma spesso finalizzati a mascherare quello che mi piace definire “imperialismo della globalizzazione”. ...Tristezza e speranza
(HERMES - giugno 2014)
Circa un anno fa, nel numero di luglio 2013 di questo foglio, pubblicai un articolo intitolato “Evoluzione del turismo”. In esso, come i lettori più assidui ricorderanno, partii da molto lontano, addirittura dal Grand Tour dell’inizio del XIX secolo, per arrivare ai giorni nostri, passando ovviamente attraverso l’età d’oro, purtroppo finita, del Club Méditerranée. Conclusi il pezzo con la citazione di alcuni gravi problemi dei nostri giorni, non senza qualche raccomandazione su come risolverli, e questo mi attirò le critiche e i rimbrotti anche coloriti di qualcuno, evidentemente più preoccupato del mantenimento dello stato di abuso e di degrado odierno, che della salvaguardia dell’ambiente e delle bellezze elargiteci a piene mani dalla natura. ...Io c'ero!
(IL CERCHIO - gennaio-giugno 2014)
Come sempre accade quando ci si sofferma a contare il tempo, un genuino stupore misto a un sottile dispiacere ci assale. Questo mi è capitato quando ho ricevuto il messaggio di Giulio che mi avvertiva della prossima uscita di un numero speciale de Il Cerchio, il numero del ventesimo anniversario. Vent’anni sono passati e mi sembra impossibile. Non posso crederci. Vent’anni fa io ne avevo quarantanove e potevo dirmi ancora giovane; oggi forse al massimo posso dire che non sono ancora vecchio. Ma – niente paura! – sto parlando del corpo, quello che invecchia; la mente invece no, quella è e resta irrimediabilmente giovane. E non sempre questo è un bene. ...