(Pubblicato su "HERMES - Il messaggero del Cilento" - Palinuro - 15 aprile 2008)
Sembra l’inizio dell’inno di Mameli “Fratelli d’Italia, l’Italia s’è desta”, ma vorrei che non lo fosse o, per meglio dire, mi sforzerò perché non lo sia. Se lo fosse, il titolo esprimerebbe solo la mia gioia per la vittoria della mia parte politica e sarei soltanto un tifoso e, come si sa, i tifosi non sono obiettivi, hanno scelto i loro campioni e vogliono vederli vincere sempre. Ma in questo caso, forse proprio perché la soddisfazione mi rende generoso, voglio sforzarmi di essere meno tifoso del solito, per fare in modo che il titolo non indichi che una parte d’Italia s’è desta perché ha vinto contro un’altra parte, ma piuttosto che gli italiani, come fratelli, possano incominciare a lavorare tutti insieme perché l’Italia si ridesti. Può sembrare un’utopia, per di più a buon mercato, visto che mi sento vincitore, ma dobbiamo sforzarci perché sia il più possibile vicina alla realtà. Già in altri momenti ho espresso la mia convinzione che la democrazia sia uno strumento imperfetto, ma, poiché esso è comunque il migliore che l’umanità sia riuscita ad inventare, cerchiamo di renderlo il migliore possibile. Quindi chi ha vinto non deve governare “contro” chi ha perso, ma “insieme”. Se ci riusciremo, avremo compiuto un altro passo verso una condizione di paese normale. Ho detto “un altro passo”, perché un primo importantissimo risultato l’abbiamo ottenuto con la riduzione del numero dei partiti. Lentamente, ma inesorabilmente, nella scena politica italiana stanno emergendo due grandi partiti democratici, con programmi non dissimili nella sostanza, ma solo diversi nella forma e nella scelta degli strumenti per raggiungere degli obiettivi comuni e condivisi. I partiti estremisti, sia di destra che di sinistra, sono scomparsi. Mi sembra di sognare: dopo oltre sessant’anni, la guerra civile permanente, prolungata, reiterata, tenuta artificiosamente in vita con convegni, commemorazioni e comizi, sembra finalmente passata a miglior vita. L’Italia ha avuto il coraggio di staccare la spina e la dolorosa realtà di una lotta fratricida è diventata, com’è giusto, soltanto una pagina di storia. Con la scomparsa delle ali estreme il numero dei partiti è diminuito, ma l’opera non è compiuta. Sopravvive a stento, ma sopravvive, l’UDC di Casini. Confesso, che, forse per l’atteggiamento da tifoso che non riesco a scrollarmi di dosso, avrei preferito che anche Casini scomparisse dalla scena politica, andando a rinfoltire il gruppo “archeologico” di cui fanno ormai parte personaggi come De Mita, Pecoraro Scanio, Mussi, Bertinotti, Storace, Santanché, Caruso, Luxuria e tanti altri. Ne sarei stato molto contento anche per il vergognoso atteggiamento tenuto da Casini nei riguardi dei suoi ex alleati: se aveva tanto livore in corpo, non si capisce proprio come abbia resistito a governare per cinque anni insieme con loro. Ma forse il potere e la presidenza della Camera dei Deputati dovettero consigliargli prudenza e ipocrisia. Ma, pazienza! Ci rendiamo conto che certi zombie del passato ormai remoto sono duri a morire (anche perché sono già morti). Dovremo aspettare ancora un po’ per sbarazzarci degli ultimi resti di quella DC, che, pur avendo avuto agli albori della Repubblica un ruolo determinante per la salvezza di una democrazia ancora in fasce, ne divenne in seguito il principale freno alla crescita.
Ma non lamentiamoci troppo. Pensiamo a che cosa significheranno per la nostra regione questi risultati nazionali. Dal palco di piazza Plebiscito a Napoli, Gianfranco Fini aveva affermato che una vittoria del PdL in Campania sarebbe stato un avviso di sfratto a Bassolino. Dopo un’interminabile attesa di quasi quindici anni, l’avviso di sfratto c’è stato. Ed è stato perentorio ed eloquente. Scompaiono dalla scena politica gran parte degli accoliti e fiancheggiatori del nostro (purtroppo) governatore. Pecoraro Scanio paga per le sue schiaccianti responsabilità nella gestione dei rifiuti e dell’ambiente e finalmente se ne va a casa. Anche de Mita se ne va in pensione (era ora!) e non dimentichiamo che De Mita è il principale burattinaio del vicepresidente della Regione, il nostro paesano cilentano Valiante. Non credo che dopo queste batoste Bassolino possa insistere nel suo insano proposito di rimanere in sella a tutti costi. Se lo facesse, sarà il cavallo, cioè gli elettori, a disarcionarlo, anche se ritengo, pur non stimandolo affatto, che nemmeno un Bassolino possa avere la faccia tosta di resistere a oltranza, viste le circostanze. Coraggio allora, amici! Mettiamoci a lavorare di buona lena. Sarà difficile riemergere dallo sterco in cui ci hanno gettati, ma con la buona volontà (e noi ne abbiamo tanta, se l’entusiasmo ci sorregge) ci riusciremo certamente e torneremo ad avere la dignità e il rispetto che meritiamo.
Mi sembra di sognare. L’ho già detto, ma voglio ripeterlo. Dopo tanto tempo l’Italia comincia a somigliare ad una vera democrazia occidentale: l’abbiamo inutilmente desiderato per tanto tempo, che ci sembrava ormai impossibile che il nostro sogno potesse avverarsi. Ma ora che esso è realtà, attenti a non sciuparlo. La situazione attuale è terribile e non consente facili ottimismi. Il difficile compito che attende il governo può essere affrontato solo con la collaborazione di tutti, della maggioranza e dell’opposizione. Volutamente non ho usato parole come “vittoria” o “sconfitta”. La democrazia sarebbe veramente uno strumento imperfetto, se si riducesse ad un metodo per decidere quale parte deve governare e quale deve soccombere. La verità è che entrambe le parti devono governare; sono solo i ruoli che sono diversi. La maggioranza propone le azioni di governo, rispettando il suo programma, e l’opposizione ne controlla l’operato, proponendo le azioni correttive che ritiene opportune. Se e solo se riusciremo ad ottenere questo, avremo veramente vinto. E non avrà vinto un solo partito, ma tutti gli italiani. Avranno vinto i fratelli d’Italia.
Paolino Vitolo
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