(26 novembre 2010)
Ho letto su IL GIORNALE di mercoledì 24 novembre 2010 un articolo di Massimiliano Parente, dove si narra di un'immaginaria partecipazione dello scrittore Alberto Arbasino al programma televisivo "Vieni via con me". Il titolo del pezzo è eloquente ("Fazio&C? Arbasino li aveva già sistemati") e, proprio perché in sintonia con la mia scarsa stima di Fazio e Saviano, mi ha indotto a leggerlo, ma purtroppo non mi è piaciuto.
Ho perciò pensato di inviare le mie considerazioni al direttore de IL GIORNALE con una e-mail, il cui contenuto riporto qui di seguito.
Gentile Direttore,
sono un assiduo lettore de Il Giornale e ne condivido le idee. Però sono anche un terrone e ne sono fiero. Sono nato a Napoli 65 anni fa, ma non sono vissuto sempre nella mia città. Trascorsi la fanciullezza a Spoleto, in Umbria, e il mio lavoro nel campo dell'informatica mi ha permesso di vivere anche al nord e in particolare a Milano, città che amo quasi come la mia Napoli. Ma mentre amo Milano come si può amare una donna docile e fedele, provo per Napoli quel misto di passioni in cui ti trascina una donna bellissima ma incostante, sensuale ma infedele, dolce ma perversa.
Ho letto sul numero di ieri il pezzo di Massimiliano Parente sulla partecipazione immaginaria di Alberto Arbasino alla trasmissione "Vieni via con me", che trovo peraltro squallida e superficiale. Confesso la mia ignoranza e le mie lacune: nonostante sia un lettore accanito, non ho mai letto nulla di Arbasino. E ne sono contento, soprattutto se le dichiarazioni immaginarie dello scrittore sono tratte dalla sua opera "Fratelli d'Italia". Trovo quelle affermazioni semplicemente ingiuste e superficiali (quasi come il programma di Fazio e Saviano), frutto di un'ignoranza che ha rinunciato ad emendarsi con uno sforzo di conoscenza, preferendo adagiarsi nel luogo comune. Arbasino ha 80 anni e, come a me, a scuola gli hanno insegnato che i Borboni erano brutti sporchi e cattivi. Egli scopre anche che i Borboni non erano tutti così, ma c'erano anche quelli buoni belli e puliti, naturalmente a Madrid, a Parigi e "persino" a Parma. Da questo si è portati a dedurre che tutto ciò che sta al meridione di Italia e specialmente a Napoli si contamina per una sorta di malefico genius loci. E quindi solo a Napoli ci sono i ladruncoli e gli imbroglioni, e ti offrono "il cazzetto sporco e la sorella lurida", e alle otto non si è finito di mangiare, e invece del burro freschissimo ti danno le vongole e la mozzarella…
Mi perdoni Arbasino, ed anche Parente, ma queste sono semplicemente stronzate. E chiedo scusa per il turpiloquio, ma non sono stato io a incominciare. Arbasino evidentemente, a differenza mia, non si è documentato ed è rimasto a quello che gli hanno insegnato alle elementari.
Vorrei ripetere alcuni concetti, anche se li sapete già. I Borboni di Napoli erano tra i sovrani più illuminati dell'epoca. Certamente più di un re da operetta come Vittorio Emanuele II. E se il Sud è nelle condizioni in cui oggi si trova lo si deve alla vergognosa invasione, seguita da un genocidio fisico e purtroppo anche morale, perpetrato da una manica di farabutti come Garibaldi, Cialdini e via dicendo. L'unica persona di un certo spessore che c'era in Piemonte ebbe la sfortuna di morire relativamente giovane, proprio mentre si compiva l'unità di Italia. Si chiamava Camillo Benso di Cavour e sono convinto che, con lui, la cosiddetta questione meridionale non sarebbe mai nata. E invece è nata e non finisce, perché evidentemente non la si vuol far finire.
Peccato per Massimiliano Parente: la sua intervista immaginaria ha sortito l'effetto opposto. Mi ha fatto quasi rivalutare due idioti matricolati come Fazio e Saviano. Il che è quanto dire.
Cordiali saluti.
Paolino Vitolo
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