(Hermes di aprile 2011)
Palinuro, 23 ottobre 2010. La breve, troppo breve, stagione turistica è finita da tempo, ma la lunga estate della perla del Cilento è ancora in pieno fulgore. Finiti i clamori estivi, la gente del posto si gode la quiete ritrovata, ma stamattina sta accadendo qualcosa: un elicottero si aggira insistentemente nel cielo del paese e alcuni automezzi della Capitaneria di Porto bloccano l'ingresso dell'ex Club Mediterranée. Qualcuno parla di un incidente in mare, altri di uno sbarco di immigrati clandestini; la verità è più prosaica: le forze dell'ordine stanno "mettendo i sigilli", cioè sottoponendo a sequestro giudiziario tutte le costruzioni, per la maggior parte abusive, sorte nell'area dell'ex Club Med dal 1981, quando il Club lasciò Palinuro, fino ad oggi. Quello appena descritto è l'ultimo atto di una storia di decadenza che ha investito la cosiddetta "perla del Cilento", trasformandola da ambita e rinomata meta turistica internazionale a ordinaria stazione balneare, piena di seconde case, di campeggi e di strutture turistiche tristemente chiuse per undici mesi all'anno, in attesa della volgare orgia agostana, trionfo di un turismo becero, poco attento alla qualità ed ai servizi, di un turismo – in tre parole – "mordi e fuggi".
La notizia del sequestro è stata ovviamente una manna per cronisti e opinionisti di giornali, giornaletti e giornaloni nazionali ed anche locali, ai quali non è sembrato vero buttarvisi a pesce, non trascurando naturalmente la doverosa citazione del sindaco "pescatore" di Acciaroli, Angelo Vassallo, che di questo passo sarà presto santificato. Il quale sindaco, sempre a detta degli opinionisti di cui sopra, non avrebbe permesso lo scempio che è stato invece perpetrato dai cattivi palinuresi. Premesso che, come dicevano gli antichi romani, "de mortuis nisi bene", invito i signori cronisti e opinionisti dei suddetti giornaloni a farsi una passeggiata dalle parti di Acciaroli, per vedere se per caso non ci sia un bel po' di abusivismo anche in quella terra benedetta. Ciò premesso, dato che – come avrete capito – non amo associarmi ai cori, soprattutto se troppo insistiti, vorrei cercare di fare un po' di storia, per cercare di dare un giudizio più obiettivo dei tristi avvenimenti di cui stiamo trattando e magari immaginare una soluzione dei problemi.
Prima degli anni '50 del secolo scorso, Palinuro, come tutto il Cilento, era non solo un luogo selvaggio e sconosciuto, ma anche poverissimo. Non credo di esagerare dicendo che almeno una parte della popolazione conoscesse la piaga della fame. Gli anni '50 del secolo scorso erano anche quelli in cui nacque in Francia il Club Mediterranée: nel 1950 infatti esso fu fondato da Gérard Blitz e nel 1954 entrò a farne parte Gilbert Trigano, che ebbe la felice intuizione di offrire al pubblico una vacanza in luoghi dalla natura incontaminata, con pochi servizi, ma con molte moltissime bellezze naturali. E quindi nel 1956 fu creato il Club Med non a Palinuro, ma a Marina di Camerota, anche se nessuno se lo ricorda. La vecchia sede del Club era alla spiaggia di Lentiscella, vicino al cimitero e Palinuro era solo una meta di gite in barca (non c'era nemmeno la strada costiera che oggi unisce i due paesi). Poi, dopo pochissimi anni, all'inizio degli anni '60, Marina di Camerota divenne troppo abitata, troppo poco "selvaggia" per ospitare il Club in stile Trigano e quindi esso fu spostato a Palinuro, tra gli olivi della spiaggia delle Saline. Per il paese fu una fortuna improvvisa e travolgente: dalla povertà atavica si passò alla ricchezza, e non solo di soldi. Ma non fu solo un bene: gli abitanti dimenticarono la loro frugalità patriarcale e si convinsero, sbagliando grossolanamente, che si potesse lavorare poco e guadagnare molto, per il solo fatto di essere stati premiati da una Provvidenza e da una natura particolarmente benigne. Questa mentalità perversa sussiste purtroppo ancora oggi. Ma questo è un altro discorso.
La fama internazionale di Palinuro, il treno speciale Parigi–Palinuro, la frequentazione delle celebrità dello spettacolo, le belle donne in topless, il turismo di èlite, oltre a "viziare" la popolazione, sottoposero Palinuro alla pressione del capitale, che chiedeva di costruire nuovi insediamenti turistici, nuove strutture di accoglienza e poi ville, case, seconde case, alberghi e palazzi. E, badate bene, non sto parlando del 2010, anno dei sequestri all'ex Club, ma dei lontani anni '70 del secolo scorso. Le amministrazioni dell'epoca non seppero o non vollero opporsi, forse perché non c'era uno straccio di piano regolatore (che è di questo secolo, non di quello passato, e non ha ancora i decreti attuativi) o forse perché così conveniva, perché arrivavano soldi, tanti soldi, e soprattutto arrivavano nelle tasche giuste. E non ci fu nessuno, in quell'epoca, che si ribellò e cercò di porre un freno all'incipiente degrado. Arrivammo così al 1981 ed il Club Med si accorse che Palinuro ormai era diventata peggio della Marina di Camerota di venticinque anni prima. E non solo: venticinque anni prima il turista si accontentava di un tetto di paglia, di un po' di cibo genuino e di tanto sole e tanto mare. Adesso invece, negli anni '80, si continuava ad apprezzare il sole il mare e il cibo genuini, ma poi si desideravano le comodità di una vera casa, con bagno piastrellato (meglio se di marmo), acqua calda e fredda e servizi ad alto livello. Erano finiti i tempi eroici di Trigano e il Club, un po' perché Palinuro non era più la stessa, un po' per le accresciute esigenze del turismo, pensò di fare una proposta al rialzo. Chiese altri spazi all'amministrazione, per rinnovare ed ampliare le strutture, ma forse la puntata fu alzata a bella posta perché fosse più difficile che i palinuresi "vedessero" il bluff. E infatti l'amministrazione e la popolazione non poterono o non vollero "vedere" ed il Club Med se ne andò per sempre, portandosi via il "piatto". Di chi fu la colpa? La risposta è fin troppo semplice: di tutti e di nessuno.
L'area dell'ex Club, ormai silenziosa e deserta, rimase ai vecchi proprietari, i quali, ammaestrati e illusi dai fasti del periodo "francese", pensarono di sfruttare i loro terreni ad uso proprio ed anche per fini turistici. Ma non c'era piano regolatore e i vincoli erano tanti, sia perché alcuni terreni appartenevano al demanio marittimo, sia perché tutti rientravano nel Parco Nazionale del Cilento. Ciononostante si costruì lo stesso: alcuni tucul si trasformarono in villette, altri furono inglobati in minuscoli improbabili villaggi turistici, alcune strutture in muratura furono trasformate. E nacquero anche – ammettiamolo - gli obbrobri, le brutture, in una parola "il degrado". Già nel 1994 la Procura della Repubblica di Vallo della Lucania, nella veste del procuratore, la oggi famosa Bocassini, rilevò la situazione dell'area. Un tecnico incaricato registrò in maniera dettagliata lo stato dei luoghi, ma nessun provvedimento fu preso. Peraltro le amministrazioni degli anni seguenti eseguirono qualche provvedimento di sequestro abbattimento, e non solo nell'area del Club, ma in tutto il territorio comunale. Si trattava comunque di episodi saltuari e non organici, perché le amministrazioni, gli enti pubblici e gli uffici tecnici preposti non riuscivano mai ad emanare dei provvedimenti organici per assicurare l'indispensabile decoro di un paese a vocazione turistica.
Dopo molti anni di silenzio e di acquiescenza, ecco che oggi le autorità si accorgono degli abusi, ma solo nell'area del Club, e, senza tener conto delle poche situazioni regolari, che pure ci sono, fanno di ogni erba un fascio e sequestrano l'intera area, fornendo peraltro un'immagine distorta all'opinione pubblica. Non capiamo né ci interessano i motivi per cui ci si è mossi proprio adesso e soltanto adesso, ma, più che strapparci i capelli per gli inevitabili danni che gli "abusivisti" dovranno subire per uscire in qualche modo dal ginepraio in cui si sono cacciati, preferiamo vedere la cosa in positivo, cioè come occasione di risanamento e di rilancio turistico. Il che non è poco, dopo decenni di abbandono e di decadenza. E infatti la "scossa" è stata salutare. Gli innumerevoli proprietari del terreno dell'ex Club Med (circa sessanta) si sono uniti in un comitato ed hanno eletto un portavoce, che faccia da intermediario con le autorità di riferimento. Escluse le poche situazioni regolari, relative a ristrutturazioni di fabbricati preesistenti, già condonati o con domanda di condono pendente, tutte le altre costruzioni, per la maggior parte realizzate ex novo al posto dei vecchi tukul, non hanno alcuna speranza di essere risparmiate. Il piano regolatore, finalmente approvato, è ancora in attesa dei piani attuativi. Allo stato attuale la gara per la realizzazione del piano urbanistico comunale non è stata ancora completata e in ogni caso il piano regolatore non prevede alcuna particolarità per l'area Club Med, che risulta assolutamente trascurata. Inoltre quest'area ricade parzialmente nel demanio marittimo, mentre appartiene tutta, ovviamente, al Parco del Cilento. C'è infine, ultimo ma non meno importante, il problema del parere della Sovrintendenza ai Beni Archeologici Ambientali e Culturali. Tale parere è vincolante ed è assolutamente discrezionale, non può cioè essere in alcun modo disatteso o aggirato. E tale parere, per quanto riguarda l'ex Club Med, è certamente negativo. Per tutti questi motivi, l'intenzione dei proprietari, espressa chiaramente dal portavoce del comitato, è quella di rimuovere completamente e a proprie spese i manufatti abusivi, il che consentirebbe ai proprietari stessi di conservare almeno i terreni. L'unica condizione richiesta dal comitato è che l'amministrazione comunale attui quanto era stato previsto dall'amministrazione dell'epoca dell'abbandono del Club.
Con questa dichiarazione, Alessio Cennamo, il portavoce dei proprietari dell'area ex Club Med, ha dato inizio alla riunione svoltasi lo scorso 16 febbraio a Palinuro, alla presenza dello stesso sindaco Romano Speranza. Quest'ultimo, pur nell'impossibilità di dare risposte positive, a causa dei numerosi vincoli prima citati, ha offerto notevoli spunti ed ha aperto degli spiragli positivi, che, oltre a soddisfare le legittime richieste dei proprietari, possono aprire la strada ad una riqualificazione del territorio interessato e possono rappresentare un primo notevole passo sulla strada del rilancio turistico di Palinuro.
Per apprezzare in pieno la proposta del sindaco, occorre fare un passo indietro, ricordando la conformazione del Club ed i servizi che offriva ai tempi d'oro di Palinuro. Proprio sulla riva del mare, di conformazione rocciosa, c'è un piccolo molo, più volte restaurato, che serviva per l'attracco delle barche che partivano numerose per le escursioni negli splendidi dintorni marini. Subito dietro al molo c'era (ma oggi è ormai distrutta dal mare) una piccola darsena per le barchette a vela (una specie di optimist, ma più spartani) usate dagli ospiti del Club. Ancora più all'interno sorgevano due piscine, un po' alte sul mare, ora completamente interrate, che di giorno servivano per le attività ludiche o sportive e di notte facevano da sfondo e da cornice agli spettacoli di animazione che si svolgevano tutte le sere. Proseguendo verso l'interno c'erano alcune strutture in muratura, destinate ai servizi, come il ristorante, le cucine ed altro. Oggi queste costruzioni sono state ristrutturate e trasformate in appartamenti, in gran parte oggetto di condono. Infine, in mezzo agli ulivi, c'erano i tukul, oggi quasi tutti scomparsi. Per completare l'esame dei luoghi è doveroso citare una struttura nuova, che non esisteva ai tempi del Club; si tratta della passeggiata pedonale che parte da vicino all'Hotel Saline e si ferma verso Palinuro prima delle discese a mare degli alberghi del centro.
La proposta si articola su due punti. Per prima cosa è necessario che il comitato faccia valere al suo interno il principio della perequazione: ciò significa che, se su un particolare appezzamento di terreno può sorgere una struttura suscettibile di produrre profitto, non è giusto che questo sia goduto solo dai particolari proprietari di quell'appezzamento, ma deve essere equamente distribuito fra tutti i proprietari dell'area ex Club Med. Il secondo punto, che chiarisce ancor meglio il primo, propone la costituzione di un consorzio dei proprietari, che abbia lo scopo di realizzare in project financing tutta una serie di strutture di uso pubblico ed eventualmente a pagamento nell'area in questione. Tanto per fare qualche esempio, si potrebbe realizzare un porto turistico per piccoli natanti, le piscine potrebbero essere ripristinate e ampliate, si potrebbero realizzare un centro commerciale e una struttura di rimessaggio imbarcazioni da diporto. Tutti questi servizi al turismo dovrebbero essere dati in gestione al consorzio. Infine, un'altra importantissima realizzazione potrebbe essere il prolungamento della passeggiata a mare almeno fino all'attuale Antiquarium della Ficocella, dando vita così al mitico lungomare di Palinuro, citato da anni come una mancanza e che finalmente potrebbe diventare una splendida realtà. Un simile progetto, affidato ad un pool di architetti di fama, potrebbe avere l'approvazione delle autorità. Invece di distruggere e rovinare le bellezze che la natura ci ha concesso, incominceremmo finalmente a valorizzarle e a ricostruire una buona volta il rilancio della perla del Cilento.
Paolino Vitolo