(IL MONITORE - dicembre 2000)

Ad esser sinceri, se la Sinistra, con le sue convulsioni, non l’avesse tanto pubblicizzato, di Haider, cioè del governatore della Carinzia (Austria), non penseremmo né bene né male; probabilmente a malapena sapremmo che esiste e forse confonderemmo il suo nome con quello di Heidi, la famosa bambina delle valli alpine dei melensi cartoni animati, che deliziavano i nostri figli qualche lustro fa.
Ma purtroppo Haider, pur avendo poco o nulla a che fare con i nostri affari, ha un problema: è un personaggio dichiaratamente di Destra, che dice apertamente di esserlo e se ne vanta senza i falsi pudori da collegiali maliziose, cui ci hanno abituato i nostri politici. Questo, di affermare apertamente il proprio pensiero, è in tutto il mondo un pregio; in Italia invece lo è a seconda della “correttezza” del pensiero. E purtroppo chi giudica di questa correttezza è una sola parte politica, la Sinistra, appunto, che, a prescindere dal fatto di essere al potere o non, pretende di trinciare giudizi definitivi, sempre. E Haider, essendo di Destra senza vergognarsene, è automaticamente un boia.
Questa situazione, che sarebbe grottesca e ridicola, se non fosse invece tragica, non ci stupisce affatto: ci siamo abituati. Ma per Haider invece essa deve essere stata una vera sorpresa, diventata presto fonte di divertimento, visto il gusto che chiaramente prova a stuzzicare le nostre mammolette, con i suoi atteggiamenti da guascone.
Ed ecco che un albero di Natale, simbolo di pace e fratellanza, per il fatto di essere stato donato dalla Carinzia e per il fatto che in testa alla delegazione di quella regione ci fosse il bieco personaggio, diventa automaticamente una colonna infame, un simbolo di odio attorno al quale azzuffarsi e inscenare la solita bella manifestazione a base di bandiere rosse e di slogan triti e ritriti, superati dalla storia ovunque, tranne che nel bel Paese.
Francamente non ci importa molto delle preoccupate dichiarazioni dei telegiornali e delle pudibonde frasi dei prelati, secondo le quali il dono dell’albero sarebbe stato deciso prima dell’elezione del cattivo Haider a governatore della Carinzia e che comunque egli era presente dal Papa come un carinziano qualsiasi. Tutto questo ha il sapore del “dèja vu” e non ci stupisce più di tanto. Quello che ci preoccupa è invece la dimostrazione che la Sinistra, anche se ha cambiato nome, abito e bandiera, è sempre la stessa. E’ quella che un tempo chiamavamo “comunismo”, come chiamavamo spazzini gli operatori ecologici, cameriere le collaboratrici domestiche, ciechi i non vedenti, fanatici i fondamentalisti. E’ il comunismo di Lenin, basato sulla violenza, sulla prevaricazione, sulla falsità fatta regola, sulla democrazia urlata ma non praticata, sulla sopraffazione del forte sul più debole. I cortei, le manifestazioni, le violenze, i feriti di Roma in questa vigilia di Natale, sotto un albero di Natale colpevole di essere “fascista”, ci devono ammonire su una triste realtà. La Sinistra non accetta il contraddittorio, è democratica solo se vince, e se qualcosa non le piace si abbandona alla violenza, immediatamente. Lo fece a Genova ai tempi del governo Tambroni, negli anni ’60; lo ha fatto al tempo del governo Berlusconi, pochi anni or sono; lo farà ancora quando, come è certo, il Polo delle Libertà andrà al potere, liberamente e democraticamente eletto dal popolo.
Ma il popolo non conta più se non è comunista e la democrazia diventa automaticamente una parola senza senso, se non è più utile a mascherare la brama di potere e la vocazione dittatoriale della Sinistra, che tenta selvaggiamente di sopravvivere alla condanna della Storia. Che la Destra mediti su questo e si prepari ad affrontare diligentemente il difficile compito che l’attende: governare quest’Italia ingrata, arretrata, lontana dall’Europa, lontana dal futuro.