Paolino Vitolo, consulente informatico, webmaster, ITC 	consultant, giornalista, scrittore.Promemoria per il G8
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(IL MONITORE - luglio-agosto 2001 - pubblicato col titolo: "L'eversione va isolata")

Mancano ormai pochi giorni all’inizio del vertice G8 di Genova e le preoccupazioni della vigilia diventano sempre più gravi e, purtroppo, fondate. Alle ampie aperture e ai toni esageratamente concilianti delle autorità, su cui incombe la responsabilità di organizzare e soprattutto di far svolgere senza incidenti il Global Forum, fanno riscontro le isteriche e dispettose pretese del cosiddetto popolo di Seattle, che non vuole sentire ragioni, che non accetta le offerte e a cui, a quanto pare, interessa solo manifestare in zone proibite, violare la “zona gialla” e preferibilmente la “zona rossa” e contestare con tutti i mezzi leciti e soprattutto illeciti.
Per che cosa e in nome di chi contestino è argomento di importanza assolutamente secondaria: la maggior parte dei personaggi, che stanno affilando le armi per dare il loro degno contributo alla contestazione, non lo sa e non si pone il problema. Se c’è un divieto, va automaticamente contrastato ed eluso; le forze dell’ordine vanno automaticamente combattute; i partecipanti al vertice G8 sono per definizione dei potenti (anzi dei prepotenti) che vanno come minimo contestati; la globalizzazione è un’invenzione satanica.
Gli isterismi, le dichiarazioni, i proclami, le preoccupazioni, che stanno crescendo a mano a mano che ci avviciniamo alla data fatidica, non contribuiscono certo a chiarire i concetti e le idee che stanno (o almeno dovrebbero stare) dietro tutta questa agitazione. Proviamo a fare un poco di ordine. Da una parte ci sono i rappresentanti degli otto Paesi più ricchi e industrializzati del mondo, che si riuniscono per discutere i problemi che, di fatto, sono nati a seguito della cosiddetta globalizzazione, cioè dall’abbattimento delle barriere geografiche e ambientali, apportato dal trionfo della tecnologia, e che ha fatto sì che tutta la terra sia un solo unico enorme villaggio globale e non, come in passato, un insieme di mondi più o meno lontani con più o meno frequenti contatti e interscambi. Già il fatto che il G8 si riunisca è un fatto positivo: significa che i problemi reali e potenziali sono all’attenzione delle nazioni più avanzate e che ci si sta sforzando di risolverli e prevenirli. La tutela ambientale, i debiti del terzo mondo, la lotta contro la povertà e le disparità sono tra gli argomenti principali del G8: ci si riunisce proprio per sconfiggere questi mostri.
Dall’altra parte c’è invece il popolo di Seattle, che preferisce ignorare che gli argomenti principali del Forum sono, come è giusto, la risoluzione dei problemi, che essi preferiscono denunciare, accusando, con involontaria ironia, proprio quelli che invece cercano di risolverli. E, come sempre accade in questi casi, i contestatori sono estremamente variegati: ci sono quelli – pochissimi purtroppo – che sanno almeno per che cosa contestano; ci sono poi quelli cui non sembra vero manifestare contro l’ordine costituito o contro quelli che considerano i biechi potenti padroni del mondo; ci sono infine i cultori della violenza, che cercheranno di invadere Genova armati di tutto punto, anche con armi “non convenzionali” (ci si perdoni l’eufemismo). E arrivano all’impudenza, addirittura umoristica, di chiedere che la polizia venga disarmata, che tutti i blocchi vengano rimossi, che le zone “gialle” e “rosse” vengano aperte. Fanno corona a questa gente più o meno violenta e più o meno stupida tutti i soliti utili idioti, i politicanti da strapazzo, i sinistri professorucoli frustrati delle facoltà universitarie fallimentari (di cui anche a Napoli abbiamo purtroppo fulgidi esempi).
Non c’è da stupirsi, perché ciò che vediamo non è una novità. Questo è solo la prova che le forze dell’eversione non sono ancora debellate. Il marxismo (ché di questo si tratta), sconfitto dalla storia, cerca di rialzare la testa; esso ha sempre cercato di mascherarsi dietro le rassicuranti fattezze del pacifismo, della non violenza, del rispetto verso i poveri e gli umili, addirittura dell’amore verso il prossimo. E invece nel profondo esso coltiva l’odio più bieco e intollerante, l’odio che non sente ragioni e che scambia ogni concessione e ogni profferta di pace come un segno di debolezza del nemico designato.
Se lo ricordino le autorità, quelle a cui spetta il compito di mantenere l’ordine: nessuna concessione può essere fatta, nessuna deroga tollerata. La serpe va schiacciata subito, non appena mostra il capo fuori dalla tana.


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