Paolino Vitolo, consulente informatico, webmaster, ITC 	consultant, giornalista, scrittore.Vecchi e nuovi comunisti
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(IL MONITORE - settembre 2001)

Una persona cara, pensando di farmi cosa gradita, mi ha regalato un libro di ambientazione napoletana uscito quest’estate con grande supporto pubblicitario. E la ringrazio, perché mi ha consentito di leggere qualcosa che, per la fede politica dell’autore, visceralmente antitetica al mio sentire, io non avrei mai acquistato. Si tratta di “Mistero napoletano” di Ermanno Rea, che con la scusa di far luce sui motivi del suicidio, avvenuto nell’ormai lontano 1961, di una certa Francesca Nobili, giornalista dell’Unità, offre un interessante panorama della Napoli dell’immediato dopoguerra e, soprattutto, del partito comunista napoletano di quei tempi. Il libro, di scorrevole stile giornalistico (anche se numerosi e ricorrenti errori e imperfezioni tradiscono una certa fretta nel pubblicarlo), si legge con piacere e interesse sino a che l’autore si mantiene nell’ambito dei suoi amici e conoscenti dell’epoca, spesso nomi famosi del comunismo e della cultura napoletana, personaggi che, loro malgrado, si sorprendono a scoprire con disappunto, che Stalin, il loro faro, il loro fulgido esempio, non è nient’altro che uno dei più barbari e brutali assassini di tutti i tempi. Meno bello e meno piacevole è invece quando l’autore, nell’inserire i suoi personaggi nel contesto storico del tempo, si abbandona al solito coacervo di menzogne, alla paccottiglia della propaganda di sinistra, che ancor oggi, come allora, non può perdonare ad Achille Lauro, l’unico grande sindaco che la nostra sfortunata città abbia mai avuto nell’ultimo mezzo secolo, il fatto che egli fosse riuscito, con abili mosse politiche, ad estromettere il comunismo e lo stalinismo dal potere locale.
Dispiace vedere un uomo di evidente rigore morale e di grande onestà intellettuale, come Ermanno Rea, abbandonarsi al facile esercizio della malafede, sull’onda della trita e ritrita letteratura sinistrorsa del dopoguerra, tutta tesa a far dimenticare quella che fu una vera e propria “età dell’oro” napoletana, pur con le debite distinzioni e con la cernita del corollario di intrallazzi, interessi, abusi, che purtroppo sempre (e soprattutto a Napoli) si accompagnano all’esercizio del potere. E’ così che l’autore, in nome di un pacifismo da comizio di piazza, critica delle ipotetiche e fantasiose collusioni del Comandante Lauro con gli americani, dimenticandosi di chi, proprio in quegli stessi giorni, inondava di carri armati e di sangue le strade di Budapest.
Ciò dimostra che i vecchi comunisti non hanno riconosciuto i loro errori e, quel che è peggio, non hanno nessuna intenzione di farlo. Il comunismo, condannato dalla storia, ha cambiato nome più volte e, come l’idra di Lerna, ha più volte rigenerato le proprie teste recise.
Ma quali sono le teste dell’idra del comunismo e come possiamo riconoscerle? Hanno molti nomi diversi e, a volte, apparentemente antitetici; che si chiamino DS o Rifondazione Comunista, o ancora No-global, sono diverse facce della stessa bestia. Il denominatore comune, che intravediamo anche nel libro “Mistero napoletano” è la malafede, la menzogna innalzata a sistema, il disprezzo verso la Patria, anche contro i propri interessi. E’ proprio di questi giorni l’assurda e scandalosa richiesta da parte di quella nullità che risponde al nome di Agnoletto di una specie di comitato di controllo europeo, che dovrebbe sovrintendere e giudicare dell’operato del governo italiano. E se abbiamo la sfortuna di dover assistere alle esibizioni di tali squallidi personaggi, ciò è dovuto anche al fatto che il governo Berlusconi, con il suo vigore e la sua efficienza, ha suscitato le preoccupazioni di certi partner europei, come la Francia e la Germania, che, impastoiati dai soliti governi di sinistra, vedono in pericolo il loro primato economico e il loro prestigio. E ciò evidenzia un altro aspetto dell’idra comunista: pur di raggiungere i suoi scopi è disposta ad allearsi con chiunque, anche con i propri nemici, pur di danneggiare la vittima designata.
Vietato quindi abbassare la guardia: abbiamo a portata di mano una nuova età dell’oro, un’epoca di prosperità e di pace sociale, come nessuno di noi contemporanei ha mai potuto assaporare. Non dobbiamo lasciarcela scappare; impariamo a riconoscere le teste dell’idra e recidiamole una ad una, senza pietà.


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