(HERMES on line - 23 dicembre 2021)
Non avrei mai pensato che un augurio così semplice e gioioso, oserei dire scontato, come “Buon Natale!” potesse assumere il sapore di una provocazione.
Eppure pare proprio di sì: i burocrati della Comunità Europea, sì, proprio quelli superpagati, mediamente inutili, quelli che stabiliscono la dimensione delle vongole ed ammoniscono sui pericoli dell’olio d’oliva, hanno anche raccomandato di non usare il semplice e gioioso augurio che intitola questo pezzo e che rivolgo a tutti voi, miei cari lettori, perché esso potrebbe offendere qualcuno che non crede che il Natale sia il ricordo della nascita di Gesù, o più semplicemente il compleanno del Figlio di Dio, del Messia, di quello che il Signore nella sua infinita misericordia mandò sulla terra, uomo fra gli uomini, per salvarci, per darci la possibilità, se lo vorremo, di redimerci dal peccato e guadagnarci la vita eterna.
Mi rendo conto che per quelli che, come i burocrati europei, hanno cercato di rinnegare e cancellare le radici cristiane dell’Europa, tutto ciò che ho appena detto rappresenta una sequela di stupidaggini. Mi rendo anche conto che per molti il Natale è solo un’occasione per fare festa, per scambiarsi regali, per abbuffarsi di prelibatezze gastronomiche e dolciumi, per abbandonarsi a quello che definirei semplicemente il “trionfo del consumismo”. E questo non è un male, se non per la nostra linea, purché si conservi sempre nel cuore la convinzione che il Natale è soprattutto la festa del perdono, dell’amore verso il prossimo e della bontà, perché ricorda proprio l’infinita bontà di Dio che volle far nascere suo Figlio come un comune mortale, per regalare anche a noi l’immortalità.
Perciò continuerò a dire a tutti “buon Natale”, ed oltre all’albero con le palline ed i regali, alle luci intermittenti, alla mangiata di pesce della vigilia, mi piacerà fare il Presepe, indegnamente emulando San Francesco, che a Greccio volle ricordare la nascita di Gesù a Betlemme con la rappresentazione del presepe vivente.
Sì, proprio il presepe, quello che in tante scuole non si fa più per non offendere la sensibilità degli alunni non cristiani. Ma – mi chiedo – perché un non cristiano dovrebbe turbarsi assistendo ad una manifestazione di fede diversa dalla sua? Io non mi offesi quando entrai da turista nella Moschea Blu di Istanbul, levandomi le scarpe come un musulmano, per rispetto di una fede non mia. Né mi turbai quando entrai nella Sinagoga Vecchia di Praga, coprendomi il capo con la kippah, anche qui per rispetto di un’altra fede.
A questo punto qualcuno potrà dirmi che è inutile infervorarsi con queste professioni di fede, perché in fondo in questo periodo si festeggia semplicemente il solstizio di inverno, cioè il ritorno della luce, del giorno che ricomincia a prevalere sulla notte, cosa di cui l’uomo si accorse già in epoche remote. Non per nulla i Romani in questi giorni festeggiavano i Saturnali, cioè la rivincita della vita sulla morte, e si scambiavano regali e si abbuffavano proprio come noi.
Noi però – parlo di noi cristiani credenti – abbiamo una fortuna in più: per noi non rinasce solo il sole, non vince solo la luce sul buio, non si allungano soltanto le giornate, ma nasce Gesù, il figlio di Dio, che nella sua infinita bontà ci offre il perdono, la rivincita del bene sul male e l’amore infinito di Dio.
E perciò auguro a tutti, ma proprio a tutti, BUON NATALE!
Presepe della Certosa di San Martino in Napoli
Presepe della Certosa di San Martino in Napoli (particolare)
Il mio picccolo presepe di Palinuro