(IL MONITORE - aprile 2002)
Ne avevano tanta voglia e l'hanno finalmente sfogata: un bellissimo sciopero generale, come non se ne vedevano da almeno un decennio (a detta dell'informazione ufficiale, cioè di sinistra, naturalmente), ben otto ore di disagi per la popolazione e tanti bei discorsi, cortei e caos. Ed in più, come è ovvio, tanti bei miliardi persi dalla nazione, cioè dai 55 milioni di italiani (anche quelli che non hanno scioperato), che con quei soldi, pur con le ovvie storture della statistica del pollo, si sarebbero potuti pagare magari una cena a testa. Ma, tant'è, bisognava dare un segnale all'odiato tiranno Berlusconi, che pensa solo ai fatti suoi e vuole togliere il lavoro ai poveri lavoratori. Il foglione nazionale (mi perdoni il signor Festicoli della nota barzelletta), il foglione nazionale "La Repubblica" - dicevo - titola a tutta prima pagina: "L'Italia si è fermata". Che dica una cosa simile il povero cipputi, dal cervello ormai incartapecorito da anni di noiosa catena di montaggio, può essere comprensibile; che lo dicano i giornalisti più pagati d'Italia (quelli del foglione, appunto) lo è molto meno, anzi è sicuramente disonesto. Non si è fermata l'Italia, ma soltanto quelli cui hanno detto (e purtroppo, per loro, ci hanno creduto) che la modifica del famoso art. 18 avrebbe messo loro in pericolo il posto (non il lavoro, beninteso, ma il posto), senza capire che questa è una riforma per modo di dire e che ben altre sono le riforme che il governo deve fare e farà - stiano pur tranquilli! Quello in discussione è un ritocco secondario che non modifica in alcun modo lo spirito della legge, che intende proteggere i lavoratori (quelli che lavorano - occorre precisare, anche se potrebbe sembrare lapalissiano). Solo che una legge veramente giusta, che governasse realmente il mondo del lavoro, dovrebbe proteggere non solo i lavoratori che lavorano dai padroni prepotenti e disonesti, ma anche i padroni giusti e corretti dai lavoratori che non lavorano. Che a tutt'oggi in Italia sono i personaggi più privilegiati e inamovibili (chi ha la sfortuna di assumerli se li tiene per la vita) e quindi - giustamente - sono gli unici a preoccuparsi della storia dell'art. 18.
Poco meno di otto anni fa, durante il primo governo Berlusconi, i sindacati inserirono un nuovo record nella loro bacheca dei trofei: ben due scioperi generali in poco più di un mese! Ma allora il governo era meno saldo e quelle manifestazioni puramente politiche sortirono l'effetto desiderato: il governo di Centro-Destra, ancora troppo giovane e inesperto cadde e fummo ripiombati in sette lunghi anni di medio evo. Oggi le cose sono molto diverse. Il governo è saldo e concorde negli obiettivi e nei programmi, mentre i sindacati sono alla disperata ricerca di un'identità perduta. La verità è che essi, al di là dei roboanti annunci e delle presunte oceaniche partecipazioni, non rappresentano più i lavoratori, quelli veri, naturalmente. I lavoratori veri, non i titolari del cosiddetto "posto", hanno chiesto al governo il clima di serenità e di pace sociale e la tranquillità necessaria agli uomini di buona volontà (mi si perdoni il sapore evangelico) per operare per accrescere il proprio benessere e quello della propria famiglia, nella giustizia e nell'onestà. Il governo, pur tra mille comprensibili difficoltà, pur tra i mille ostacoli lasciati ad arte sul cammino dai passati governi, sta operando in questa direzione; e i lavoratori veri ne sono felici, perché già stanno raccogliendo i primi frutti di questa politica. La stessa Europa ce ne sta dando atto, con una dichiarazione dei responsabili europei dell'economia che solo un anno fa sarebbe apparsa fantascientifica: la locomotiva dell'Europa non è più la Germania, ma l'Italia! Merito del governo di Centro-Destra e della maggioranza degli italiani, che hanno sempre lavorato e hanno sostenuto la nazione anche nei tempi bui. Ora che questi tempi sono finiti, essi cominciano a godere direttamente dei frutti del proprio lavoro, invece di alimentare i parassiti e i cialtroni. E' chiaro che questi ultimi non potranno essere contenti e dovranno cercare altrove i loro protettori. Che sono là disponibili e alla disperata ricerca di qualcuno da proteggere. Fannulloni di tutta Italia, accomodatevi!