(IL MONITORE - dicembre 2002 - Pubblicato col titolo: "Misteri di un'ideologia")
Francamente quella miriade di gruppi, movimenti, associazioni, che per comodità sono chiamati collettivamente “no global”, ci stupiscono sempre di più. E i motivi di stupore sono innumerevoli, almeno quante sono le sfaccettature dei suddetti movimenti.
Primo motivo: non si capisce perché nessuno, né i mezzi di informazione né i portavoce ufficiali e ufficiosi dei no-global stessi, si preoccupi di spiegare al volgo l’ideologia di base dei movimenti. Dire che sono contro la globalizzazione mondiale non è una spiegazione sufficiente, perché non significa praticamente nulla. La globalizzazione è un bisogno innato dell’uomo, nato quando la prima scimmia antropomorfa cominciò a scambiare grugniti (cioè informazioni) e noci di cocco e banane (cioè oggetti e beni) con il suo simile. Se invece no-global significasse preservare la propria identità contro l’appiattimento e la massificazione della società moderna, noi potremmo essere anche d’accordo, ma purtroppo non sembra proprio che quei signori la pensino così. Per convincersene basta andare su uno dei tanti ben strutturati siti internet di questi movimenti (dove abbiamo cercato invano lumi e rivelazioni); qui purtroppo, oltre alla becera e stantia paccottiglia di sinistra, nulla è dato di trovare. Per intenderci, tutto ciò che è americano, occidentale, atlantico viene visto come belzebù; al contrario le feroci massificazioni di stampo marxista, che purtroppo ancora sopravvivono in non trascurabili aree mondiali, sono semplicemente ignorate, se non benevolmente tollerate.
Secondo motivo di stupore: i no-global dicono di essere strenui difensori della pace e della non-violenza. Eppure si preparano ai loro convegni armandosi di spranghe e di altre armi improprie, tanto è vero che tutti, compresi i no-global stessi, si sono rallegrati che al raduno di Firenze, a differenza di Genova, non ci siano stati episodi di violenza. Nessuno però ha avuto l’onestà di notare che tutto è filato liscio semplicemente perché il governo italiano, agendo in deroga degli accordi di Schengen, come concesso nei casi di emergenza, ha bloccato alle frontiere i gruppi di facinorosi più pericolosi, che agirono invece indisturbati a Genova. Ed anche perché a Firenze non c’erano ministri e capi di stato, né “zone rosse” da conquistare.
Terzo motivo: chiunque si riunisca per sovvertire l’ordine e organizzi rivolte e sedizioni viola ben precisi articoli del codice penale (secondo leggi attualmente in vigore) e deve aspettarsi di incorrere nei rigori della legge; e questo anche se alla teoria non segue la pratica (il che disgraziatamente non sempre succede). Invece i no-global ritengono che i loro, essendo soltanto reati di opinione, non possano essere perseguiti. E in questo sono ampiamente sostenuti dai soliti avvocati delle cause perse, che dimenticano troppo facilmente come da certe “opinioni” siano scaturiti gli episodi di violenza e di guerriglia urbana, che funestarono i “pacifici” incontri di Genova.
Quarto motivo: la magistratura, bravissima ed efficiente quando mise sotto accusa i poliziotti, rei soltanto di aver fatto il loro dovere o di aver difeso la propria pelle, è diventata improvvisamente “fascista” quando ha incriminato quei bravi ragazzi che si preparavano alle loro adunate internazionali, insegnando le regole della guerriglia urbana ed i vari metodi per tenere in scacco le forze dell’ordine.
E quel bravo ragazzo, che a Genova ci lasciò le penne, perché colpito da un proiettile di rimbalzo mentre cercava di spaccare la testa a dei carabinieri con un estintore, invece di essere classificato come assassino (fortunatamente mancato), è diventato una specie di eroe e di martire. Proprio come il ladro di polli (pardon, di supermercati), supponente e presuntuoso ragazzotto napoletano, che i magistrati hanno momentaneamente sbattuto in galera, perché fotografato a scaricare un po’ di spranghe da un furgone per il G8 di Genova, e perché autore di un bel libretto su come difendersi dalla polizia.
Ma qui i magistrati hanno sbagliato (hanno ragione gli avvocati delle cause perse!), perché il ragazzotto ed i suoi compari usciranno di galera e da nullità, quali sono, assurgeranno agli onori della cronaca come fulgidi eroi. E potrebbe persino capitare che, in questo mondo di sfrenata globalizzazione, qualcuno si possa ricordare di loro oltre lo spazio di un mattino.