(IL MONITORE - marzo 2005 - Pubblicato col titolo: "Giustizia in double face")
I fatti sono noti, ma giova comunque ricordarli: tre pericolosi e spietati delinquenti sono arrestati perché sorpresi a organizzare stragi – sissignore, stragi – sul nostro territorio nazionale. Le prove contro di loro sono schiaccianti, ma, come se non bastasse, confessano, anzi si vantano, di appartenere ad una cellula di Al Qaeda e precisamente a quella stessa di cui faceva parte il famigerato Atta, l’organizzatore della strage delle torri gemelle del WTC di New York. Dopo pochi giorni però i tre figuri vengono rimessi in libertà, perché il GUP di Milano non li riconosce colpevoli del reato di terrorismo, ma li ritiene semplicemente dei guerriglieri in lotta per la loro causa (e scusate se è poco!). Non riporto il nome di questo giudice, perché né il suo nome né lei stessa valgono l’inchiostro che andrebbe sprecato. Mi basta far notare che, per ottenere questo travisamento della realtà, la suddetta ineffabile signora ha semplicemente ignorato le pesantissime prove, faticosamente e pericolosamente raccolte dalle Forze dell’ordine, in nome di un cavillo tecnico, cioè che esse sarebbero frutto di intercettazioni e di altri mezzi “illegali”. I Carabinieri e i Poliziotti sono avvertiti: da oggi in poi oltre ad evitare di sparare ai delinquenti (che - poverini! - potrebbero farsi male), cerchino di controllare che i loro sistemi di indagine siano “legali” o almeno graditi ai magistrati del tipo della suddetta signora. Comunque, poiché il troppo è troppo anche nella beata isola del nostro sistema giudiziario, un altro giudice, di idee evidentemente non collimanti con quelle del GUP di Milano, ha pensato bene di risbattere in galera almeno due dei tre terroristi inopinatamente liberati. E per il terzo, quello rimasto in libertà, il Ministro dell’Interno ha chiesto l’espulsione immediata dal nostro Paese, ma indovinate chi ha dovuto ratificarla? Niente meno che la stessa signora del GUP di Milano, che, manco a dirlo, l’ha negata, confermando così la sua specialità: idee molto chiare, purché assolutamente contro la logica ed il senso comune!
Questo episodio, purtroppo tutt’altro che isolato, dimostra come il nostro sistema giudiziario abbia veramente bisogno di una regolata. Non è possibile che pochi stupidi vanifichino il lavoro della maggioranza, che – grazie a Dio – è ancora fatta di persone oneste, che lavorano con coscienza e cercano il bene comune. Purtroppo però, poiché il peggio non ha limiti, una notizia recentissima ci getta nuovamente nello sconforto: due zingare (mi è consentito usare questa parola così “forte” o dovrei dire due rom?) rapinano in quel di Lecco una signora con il proprio bambino, minacciandola di rapirle il piccolo, se non avesse prontamente consegnato la borsa. Prontamente arrestate, perché la Polizia fa ancora il suo dovere, i giudici della Procura della Repubblica di Lecco incredibilmente le mandano libere, mentre, se avessero semplicemente applicato la legge, le avrebbero potute incriminare di sequestro di persona a scopo di estorsione, reato per il quale si buscano anche trent’anni di galera. Evidentemente i giudici di Lecco appartengono alla stessa cricca della signora di Milano: essi preferiscono privilegiare i delinquenti ai danni delle persone oneste, contravvenendo così non solo al buon senso, ma al comune sentire del popolo. Ha ragione il Ministro della Giustizia ad indignarsi, e meno male che almeno con questo governo abbiamo qualcuno che non è disposto a sopportare soprusi e, alla faccia delle scomposte agitazioni di certa magistratura, agisce e provvede per il bene del popolo italiano. Buon lavoro, Ministro, vada avanti su questa strada!