Paolino Vitolo, consulente informatico, webmaster, ITC 	consultant, giornalista, scrittore.Legge proporzionale, legge più giusta
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(IL MONITORE - dicembre 2005 - pubblicato col titolo: “Proporzionale, legge giusta”)

Vorrei tornare sull’argomento della legge elettorale, di cui già ho trattato nello scorso numero de Il Monitore. A suo tempo, quando ci fu il referendum sul maggioritario, votai come la maggioranza degli italiani, cioè per il sistema maggioritario, appunto. Confesso che, frustrato da decenni di immobilismo politico, con elezioni in cui nessuno perdeva, tutti vincevano e comunque nulla cambiava, pensai ad un sistema di tipo anglosassone, con due partiti soltanto, che fossero in grado di alternarsi nel governo del Paese. Non fu così, come ben sappiamo: la legge risultò molto imperfetta, come tutti i compromessi all’italiana, ed i partiti, invece di diminuire, aumentarono di numero, perché a scontrarsi nella tenzone elettorale non furono i singoli partiti, ma le coalizioni. E’ vero che questo sistema imperfetto ha permesso almeno due radicali cambiamenti di governo, ma non ha eliminato la stortura dei ricatti dei piccoli partiti, i cosiddetti “aghi della bilancia”, che, lungi dallo scomparire, evento che un vero maggioritario avrebbe provocato, pretendono di dettar legge dall’alto del loro 3 ÷ 4 %. Non solo, ma se ricordiamo come andarono le elezioni del ’95, il sistema imperfetto dei collegi uninominali fece sì che la destra perdesse, nonostante avesse preso circa due milioni in più della sinistra.Con la nuova proporzionale questo non può succedere, per definizione. Come dice appunto il nome, i seggi in parlamento saranno “proporzionali” ai voti conseguiti. Con l’importante aggiunta che i voti non li prenderanno le coalizioni, ma i singoli partiti, con in più un adeguato sbarramento che impedirà ai piccolissimi di fare azione di disturbo (4% se il partito è solo, 2% se è in una coalizione) ed inoltre un premio di maggioranza che permetterà alla coalizione vincitrice di avere almeno 340 seggi alla Camera e 170 al Senato. Ma la cosa più bella, che forse non è stata sufficientemente apprezzata, è la scomparsa del voto di preferenza: le liste dei candidati le faranno i partiti e gli elettori non potranno influenzare col proprio voto la preferenza espressa dal partito al momento della composizione della lista. Avrà più probabilità di vincere chi si sarà distinto con il proprio lavoro nell’ambito del partito, chi avrà mostrato maggiore dedizione, maggiore fedeltà e impegno. E’ finito il tempo dei “comparielli”, dei voti comprati a suon di promesse elettorali, di posti offerti nei vari enti pubblici; è finito in sostanza il sistema perverso della prima repubblica in cui vinceva il candidato che era riuscito ad accaparrarsi maggior consenso, utilizzando in maniera perversa i mezzi politici ed il potere a sua disposizione.Si dirà che anche questo sistema non è perfetto, che la politica in questo modo si spersonalizza. Può darsi, ma questo è un prezzo che vale la pena pagare per sbarazzarsi del clientelismo ed anche – perché no? – per dare un grosso dispiacere alle varie quaglie saltatrici o “puttani” che dir si voglia, che hanno trasvolato in cerca di lidi migliori. Con questa legge le loro speranze di essere rieletti si riducono al lumicino: nessun partito preferirà dei traditori ai suoi fedelissimi, che avranno i primi posti nelle liste.Infine vorrei rivolgere una raccomandazione agli elettori della Destra: con la nuova legge nessun voto andrà sprecato, né da un parte né dall’altra. Ma, proprio per questo, è assolutamente necessario andare a votare: se il sistema non provoca sprechi non è giusto che sia il cittadino a sprecare. Ricordate che quelli di sinistra votano tutti, sempre, col paraocchi. Noi di destra siamo più individualisti, a volte ci demoralizziamo, pensiamo di non votare perché crediamo che nessuno sia degno di rappresentarci. Così faremmo il male dell’Italia, che un governo di sinistra metterebbe certamente in ginocchio. Non andiamo al mare, quindi, andiamo tutti a votare: nella coalizione di destra ci sarà certo un partito che ci sembrerà degno del nostro voto. Votiamo per quello, ma votiamo!


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