(IL MONITORE - giugno 2006)
Da piccoli giocavamo a pallone nei giardinetti, all'uscita da scuola. Quello era vero sport, disinteressato e gioioso. Poi, diventati più grandi, decidemmo di praticare seriamente una qualsiasi disciplina sportiva. Qualcuno scelse il rugby, qualcuno il tennis, qualcun altro il judo o la pallacanestro; io per esempio scelsi il canottaggio e vinsi pure qualche medaglia, che conservo tra i miei ricordi più cari. Quasi nessuno scelse il calcio: eravamo tutti convinti che, più che uno sport nel senso olimpico della parola, esso fosse un grosso business per far divertire i tifosi, qualcosa riservato a campioni come Jeppson, Vinicio, Sivori o Altafini, che tutti ammiravamo come attori del cinema, ma non ci sognavano di emulare. Col passare del tempo il giocattolo divenne sempre più costoso: i tifosi (volutamente non uso la parola "sportivi") erano disposti a pagare qualsiasi cifra per veder vincere la propria squadra del cuore e - cosa ben più grave - volevano che essa vincesse sempre, con qualsiasi mezzo, purché vincesse. Tutto il contrario dello spirito olimpico alla De Coubertin! C'erano tutti gli ingredienti perché lo scherzo degenerasse ed infatti, inevitabilmente, degenerò. Io, povero tifoso del Napoli, sapevo benissimo che era tanto difficile battere gli squadroni del nord, e non tanto perché fossero "imbottiti di campioni"(anche il Napoli ne aveva, quando Lauro slacciava i cordoni della borsa), ma piuttosto perché i loro padroni riuscivano bene o male ad influenzare il sistema a loro favore. È sempre stato così e l'abbiamo sempre saputo, da molti decenni, da quando le scandalose e ingiuste vittorie di squadre come la Juventus ci spingevano a intonare ironici cori che suonavano più o meno "Agnelli, Agnelli...!". E non ci riferivamo ai graziosi cuccioli di pecora.
Sapevamo tutto da tempo, ma nessuno nel cosiddetto "palazzo" diceva niente o mostrava di accorgersi dell'andazzo. I commentatori televisivi, gli opinionisti, gli esperti, che ci stordivano con decine di ore settimanali di trasmissioni sportive in cui si sviscerava e si sezionava ogni pallone, ogni rigore, ogni fallo, ogni presunto errore arbitrale, e si parlava di tutto, persino degli umori della moglie del campione di turno, non ci dissero mai quello che era evidente a tutti: che di sportivo nel calcio non c'era proprio più niente, ma che esso era ormai una grossa, enorme, universale "combine". Si diceva che il nostro era "il campionato più bello del mondo" e si fingeva di non vedere come invece fossimo ben poco rispettati nel contesto internazionale. Basti ricordare il famigerato arbitro Moreno e la vergognosa impotenza di Carraro, che rinunciò anche alla più tiepida protesta dopo lo scandalo mondiale di Italia - Corea.
Oggi però il giocattolo si è rotto, anche se ci sfugge il perché. I capri espiatori sono stati trovati e sona stati prontamente condannati, naturalmente non dalla giustizia, che deve fare il suo corso, ma da quegli stessi tifosi che fino a ieri li osannavano. Non abbiamo dubbi che essi siano colpevoli. Tanto per citare un esempio, ci basti ricordare che il Napoli vinse i suoi due scudetti quando aveva come direttore generale proprio Moggi, il principale capro espiatorio. Poi evidentemente il personaggio, passato ad altri e più importanti lidi, deve essersi sentito potente, troppo potente, addirittura intoccabile, arrivando a varcare la soglia del codice penale (come nel caso del sequestro dell'arbitro nello spogliatoio dopo una partita che non era andata per il verso giusto). È giusto che egli paghi e che con lui paghino tutti gli altri colpevoli, che sono poi tutti quelli che hanno finto di non vedere. È anche giusto che le squadre, come la Juventus, che hanno beneficiato di ingiusti favori, li restituiscano, con penalizzazioni e retrocessioni. La cosa dispiacerebbe dal punto di vista sportivo, se di sport si trattasse, ma questo calcio - consentitemi - è un'altra cosa. Purtroppo!
Mi si consenta a questo punto un'ultima considerazione, meno sportiva, ma più politica. Tutto questo can can ha prodotto un primo risultato concreto: la FIGC è stata commissariata e il famigerato Carraro è stato sostituito dall'avvocato Guido Rossi. Non abbiamo nessuna preclusione verso la persona, che magari sarà un ottimo commissario e forse riuscirà a risanare il gioco del calcio. Peccato che anche lui sia un comunista e che dimostri, con la sua stessa nomina, come questo governicchio sbilenco della sinistra, già preda di un tragico "sensus finis", cerchi di impadronirsi di tutto, ma proprio tutto. Almeno finché gliene resterà il tempo.