(IL MONITORE - ottobre 2006 - Pubblicato col titolo: "Spettacolo sconvolgente")
In principio c’era la Balena. Era bianca, forse per distinguerla dai rossi e dai neri; era possente, magnifica, vincente. Però puzzava, se è vero, come è vero, che ci dicevano di votarla “turandoci il naso”, altrimenti i cattivi, fossero rossi o neri, avrebbero avuto il sopravvento e noi, poveri italiani, avremmo fatto una brutta fine. Poi, un bel giorno (o magari un brutto giorno, secondo i punti di vista) la Balena improvvisamente si disgregò: forse non era poi tanto compatta come sembrava. Del resto doveva pur esserci un motivo perché puzzasse tanto.
Da quel momento gli italiani cominciarono ad assaporare un piacere sconosciuto: quello di scegliere i propri rappresentanti senza turarsi il naso, ma liberamente e secondo coscienza ed anche quello di punirli non rieleggendoli la volta successiva, se si erano comportati male. Molti, la maggioranza, furono contenti di questo cambiamento, anche se imperfetto e non ancora compiuto, ma alcuni, i politicanti di professione, quelli che non avendo né arte né parte, sapevano solo gestire con tracotanza un potere usurpato e immeritato, cominciarono a masticare amaro. E subito apparvero i saltimbanchi, i voltagabbana di professione, le nullità che, non avendo peso, pretendevano di fare “gli aghi della bilancia”, arrogandosi il diritto di discriminare chi invece il peso l’aveva e con diritto, perché liberamente e massicciamente eletto.
Ancora oggi, purtroppo, pur dopo tanti anni di bipolarismo, i resti della Balena sono ancora in circolazione. E sono più virulenti che mai. Per parlare finalmente fuori di metafora, lo spettacolo offerto da alcuni esponenti dell’UDC in questi giorni di fine estate è semplicemente sconvolgente. Nonostante gli elettori abbiano chiaramente indicato a questi personaggi il loro appoggio alla Casa delle Libertà, essi sembrano quasi presi da uno struggente desiderio di soccorrere il traballante (e in verità illegittimo) governo dell’Unione. Nell’altro schieramento, con una simmetria matematica, il partito dei voltagabbana capeggiato da Mastella, mentre cerca di reclutare indecisi del centro-destra per rafforzare la loro esigua maggioranza, aggiunge i propri ricatti a quelli della sinistra estrema.
Per i fautori del bipolarismo, che credono sia questa l’unica formula democratica per garantire governi solidi con possibilità di alternanza, c’è poco da stare allegri. Ma – grazie a Dio – non abbiamo dubbi che nelle prossime elezioni politiche, che si prevedono più vicine di quel che sembri, gli elettori, dell’uno e dell’altro schieramento, sapranno fare piazza pulita di queste scorie del passato. Già nel centro-destra i due partiti più forti della coalizione, FI e AN, stanno dimostrando con i fatti di tendere alla realizzazione del partito unico della destra. E in questo dobbiamo in particolare ringraziare Fini, che ha saputo superare per la seconda volta le remore di un passato che certamente non si rinnega, ma che neanche deve bloccare il progresso. Il futuro della democrazia, se ancora crediamo in essa, è nel bipolarismo, e il bipolarismo non può essere quello imperfetto e artificiale, basato sulle coalizioni, che abbiamo oggi in Italia. Se entrambi gli schieramenti, la destra e la sinistra, sapranno raggiungere il traguardo del partito unico, allora anche in Italia avremo una democrazia di stampo anglosassone. Due saranno i partiti che lotteranno per il governo, mentre le frange estreme saranno confinate in un ruolo quasi folcloristico, com’è giusto e normale in un paese che si definisce civile.
Il processo è ben lungi dal compiersi e non sarà né facile né indolore. Tuttavia in questo momento possiamo dire con orgoglio che proprio la destra, ed in particolare AN, è la più vicina a questo traguardo di civiltà. Auguriamo con tutto il cuore, non solo alla destra e non solo alla sinistra, ma all’Italia intera di riuscire a raggiungerlo.
Paolino Vitolo