(Hermes - luglio 2007)
Qualcosa è cambiato. Giriamo per le strade di Centola, di Palinuro e delle altre frazioni e non ci sembra di essere in Campania. Poco più di un mese fa (e non era ancora estate!) il cumulo di rifiuti all’esterno del Parco San Paolo a Palinuro – tanto per fare un esempio e senza offesa per nessuno – aveva dimensioni da hinterland partenopeo. Oggi, nonostante le presenze turistiche già consistenti per la precoce estate da poco iniziata, la spazzatura, quando c’è, è tranquillamente riposta negli appositi contenitori. Sarà che la gente non produce più rifiuti? Tranquillizzatevi: ne produce eccome! Ho visto scaricare anche il non scaricabile (materassi, lavatrici, televisori), ma dopo poco non c’era più nulla. Grazie a quale magia? Nessuna. Semplicemente l’immondizia viene raccolta, anche più di una volta al giorno. E ringraziamo gli amministratori comunali che stanno facendo i salti mortali (è questa la semplice ricetta magica) per reperire siti di stoccaggio alternativi, poiché, come ben sappiamo, quelli della Regione, se non sono già chiusi, sono sull’orlo del collasso. A causa della dissennata politica di Bassolino, che oltre ad essere tuttora governatore della Regione, è stato anche per lungo tempo Commissario per l’emergenza rifiuti. Con i risultati sotto gli occhi di tutto il mondo (purtroppo) e che non solo io, notoriamente parziale, ma anche i suoi sodali politici gli contestano. Eppure delle brillanti soluzioni tecniche ci sarebbero, per risolvere il problema alla radice. Tanti, troppi anni fa, il predecessore di Bassolino, il governatore Rastrelli (salto l’interludio di Losco, tanto non conta), aveva già avviato i progetti esecutivi di ben cinque “termovalorizzatori”. Poi tutto si fermò e, dopo tre lunghissimi e faticosissimi lustri di contestazioni, polemiche e perdite di tempo, sta ora per partire (ma non ne siamo completamente sicuri) il solo termovalorizzatore di Acerra. Che, a causa della lunghissima gestazione, nasce già vecchio.
Infatti, sebbene in Italia la ricerca scientifica sia tradizionalmente una povera cenerentola, altrove si fanno progressi (e che progressi!). Facciamo un esempio. C’è una società svizzera (niente nomi: non facciamo pubblicità!), specializzata in riciclaggio e produzione di energia, che costruisce centrali termoelettriche a combustibili alternativi. Spiegazione: queste centrali bruciano i rifiuti e producono elettricità. Vedo già i nostri ambientalisti da quattro soldi scattare in piedi indignati per come qualcuno possa solo pensare di inquinare con pericolosi marchingegni il nostro splendido ambiente profumato di “mondezza”. Del resto, basta andare in internet sul blog del Ministro Pecoraro Scanio, che ha furbescamente sfruttato l’ignoranza della gente e l’allarmismo ambientale permanente per costruirsi una splendida carriera (e quando mai se lo sognava!), per vedere come i suddetti idioti abbiano già ampiamente bocciato soluzioni del genere di quella che vorrei ora descrivere.
Premetto che moltissime di queste centrali elettriche a combustibili alternativi sono già in regolare esercizio un po’ ovunque in Europa e nel Vicino Oriente. Ce ne sono ben due, anche se meno moderne, persino nel centro di Vienna; non nei dintorni o nelle campagne, ma proprio nel centro. Forse che gli austriaci sono pazzi, gli svizzeri sono pazzi, i tedeschi sono pazzi, e così gli israeliani, i serbi, i croati, i polacchi e chi più ne ha più ne metta? Tutt’altro: essi sono molto più saggi di noi. Vediamo perché. Innanzi tutto l’inquinamento, così demoliamo sul nascere la scontata obiezione degli ambientalisti in servizio permanente effettivo. Queste centrali bruciano sì i rifiuti, ma ad una temperatura di 1200° centigradi. A quella temperatura, come sa qualunque medio studente della scuola dell’obbligo, tutti i componenti di una normale spazzatura sono allo stato gassoso. E non solo; se il nostro bravo studente ha studiato anche un po’ di chimica, saprà anche che a quella temperatura i composti complessi, come gli idrocarburi e (tanto per citare un nome che fa ancora paura) la diossina, non possono esistere, ma si scindono nei loro componenti elementari ossigeno, azoto, ossido di carbonio ecc. Vedo già alzare la mano di un ambientalista istruito: e i metalli, come la mettiamo con i metalli? E’ vero, l’acciaio delle “buatte” di pomodoro non diventa gassoso neanche a 1200°, quindi va da sé che i metalli vanno recuperati con opportuni processi, raccolta differenziata o vagliatura con elettrocalamite, prima della combustione. Quindi il sistema permette di superare anche l’annoso problema della raccolta differenziata, potendosi limitare alla sola raccolta dei metalli. Cosa peraltro non indispensabile, perché la nostra centrale è attrezzata per separare i metalli dai rifiuti indifferenziati.
Superate queste obiezioni, è il momento di concretizzare con alcuni numeri. La nostra centrale ingoia 18,5 tonnellate di rifiuti all’ora, a ciclo continuo, pari a 444 tonnellate al giorno e 151.700 tonnellate all’anno. In cambio essa produce energia elettrica per 168.109 Megawatt all’anno (quanto basta per alimentare una città di 150.000 abitanti), energia termica per 50.000 Megawatt all’anno e ceneri inerti riutilizzabili in varie industrie (edilizia, fertilizzanti) per un totale di oltre 10.000 tonnellate anno. Se trasformiamo questi numeri in conto economico, abbiamo un risparmio annuo di 15,5 milioni di euro sulla raccolta stoccaggio e trasferimento in discarica , un ricavo di 21,4 milioni di euro per l’energia elettrica prodotta, nonché un altro ricavo più difficile da quantificare per l’utilizzo dell’energia termica e delle ceneri. Non male, vero? La spazzatura non è più un problema, ma una ricchezza.
Obiezione: ma è possibile che un impianto simile non abbia emissioni nocive? Certo che no, ma esse sono contenute entro circa un decimo dei limiti, molto rigidi, delle norme tedesche in materia. Per fare un esempio, nel suo piccolo e fatte le debite proporzioni, la nostra brava caldaia a gas per il riscaldamento autonomo di un appartamento di 100 metri quadri è sicuramente più inquinante.E’ giunto finalmente il momento di fare quattro conti in croce. Poiché tutta la Campania produce una media di 8000 tonnellate di rifiuti al giorno e la nostra centrale ne smaltisce 444, con una semplice divisione ed una moltiplicazione si evince che basterebbero 18 di queste centrali per risolvere il problema alla radice e fornire energia elettrica a 2.700.000 abitanti, cioè a poco meno della metà dell’intera popolazione campana (5.800.000 unità).
Ultima obiezione: ma quanto spazio occupano queste 18 centrali? Pochissimo: ognuna di esse occupa la metà di un campo di calcio (tagliato per il lungo). Quindi, nessun problema, ma solo vantaggi.
Dulcis in fundo: sebbene una di queste centrali costi circa 30 milioni di euro chiavi in mano, la società costruttrice è disponibile ad installarla gratis, trattenendo ovviamente il reddito prodotto, ma pagando agli enti che decidono di ospitarla una percentuale del 10%. In soldoni si tratta di circa 3 milioni di euro all’anno, che possono consentire ai fortunati abitanti di non pagare la tassa sui rifiuti e magari di azzerare anche l’ICI sulla prima casa. Senza contare che il personale necessario alla gestione a regime della centrale (15 unità) verrebbe scelto tra la popolazione del comune o dei comuni ospitanti.
Ho parlato della Campania, ma era solo un esercizio accademico. Non mi permetterei mai di dare suggerimenti al nostro illuminato governatore, che sicuramente non ne ha bisogno. Ma il nostro piccolo Cilento, così lontano dai palazzi dell’impero? Una sola centrale ci basterebbe e ci darebbe l’indipendenza e la libertà dalla “munnezza”, ed anche un bel po’ di soldi, il che non guasta. Abbiamo consultato le leggi e le disposizioni in materia. Sembra incredibile, ma la cosa è fattibile. E allora, perché non proviamo a sognare?